28 gennaio 2022 | Attualità / giornale SEV

Giorgio Tuti risponde

Un altro regalo fiscale! Firmiamo il referendum

SEV e USS sono contrari all’abolizione dell’imposta preventiva sulle obbligazioni. Perché?

Attualmente, i pagamenti degli interessi sono soggetti all’imposta preventiva. Il Parlamento ha però deciso di abolirla – ma unicamente per le persone che detengono delle obbligazioni. Ancora una volta, i redditi elevati e i grandi patrimoni mettono in campo le loro relazioni in Parlamento. Nonostante le numerose agevolazioni incamerate negli ultimi anni, sono infatti gli unici a beneficiare di questa riforma fiscale.

L’abolizione di questa tassa anticipata sulle obbligazioni contravviene a tutti i principi di giustizia fiscale e alle disposizioni tributarie previste dalla Costituzione. Inoltre, apre le porte all’evasione fiscale per le persone facoltose, giacché l’imposta preventiva è anche una sorta di sovrattassa per le persone che non dichiarano il rendimento della loro ricchezza.

Per il SEV e l’USS, questa nuova scappatoia fiscale ha conseguenze molto più gravi di quanto stimato. A fronte di tassi d’interesse molto bassi, l’abolizione dell’imposta preventiva comporterebbe una perdita fiscale piuttosto ridotta – 172 milioni di franchi all’anno, secondo le stime del consigliere federale Ueli Maurer; e a medio termine, con gli «effetti dinamici» indotti da questa abolizione, la situazione sarebbe ancora meno grave. Ma a nostro avviso si stanno facendo i conti senza l’oste: il livello estremamente basso degli attuali tassi d’interesse rappresenta un’eccezione storica.

A medio termine, è molto più probabile che i tassi saranno del 3 o 4%. Calcolato su questa base, il costo di questa riforma sarebbe piuttosto di 500 milioni di franchi all’anno – denaro pubblico che mancherà alle casse dello Stato.

Giorgio Tuti è presidente del SEV. Hai qualche domanda da porre a lui o al SEV in generale? Scrivici a

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