Ferrovie del Giura CJ

Turno illegale soppresso!

Nel dicembre 2013, le CJ hanno deciso di introdurre un turno di riserva, senza però tener conto delle disposizioni della legge sulla durata del lavoro (LdL) e della sua ordinanza (OLdL). La reazione del SEV ha poi permesso di rimettere le cose in regola.

La direzione delle CJ ha fatto marcia indietro sul turno di riserva, non appena ha ricevuto la segnalazione del SEV.

Il turno di riserva introdotto unilateralmente dalla direzione delle ferrovie del Giura CJ, senza alcuna modifica del CCL sottoscritto con il SEV, veniva attribuito nei giorni di riposo degli autisti e compensato solo con un’indennità di 40 franchi, versata in ogni caso. Se l’autista veniva chiamato in servizio, il giorno veniva considerato come lavorativo e compensato normalmente come da CCL. Se viceversa, l’autista non veniva chiamato, il giorno di riposo veniva considerato come goduto.

E il tempo libero?

Ne conseguiva che l’autista, nel suo giorno di riposo, doveva sempre essere raggiungibile telefonicamente, con tutte le limitazioni che ciò comporta, muoversi entro un raggio che gli permettesse di entrare in servizio in 30 minuti e mantenersi in uno stato psicofisico che gli permettesse di guidare un autobus. Limitazioni suscettibili di compromettere gravemente lo scopo del giorno di riposo ai sensi della LdL. Con questo provvedimento, le CJ aggiravano inoltre l’obbligo di versare l’indennità di chiamata in servizio prevista dal CCL, oltre che di prevedere un turno di riserva vero e proprio.

Marcia indietro

Il SEV è intervenuto presso la direzione non appena messo a conoscenza di questo provvedimento, chiedendone l’annullamento immediato e la correzione degli accrediti in tempo con effetto retroattivo.
Il direttore Frédéric Bolliger ha reagito rapidamente, accogliendo la richiesta di sopprimere questo giorno di riserva con queste modalità. «Siamo soddisfatti di questa decisione e della rapidità con la quale è stata presa» ci dice il segretario SEV Jean-Pierre Etique, «ma siamo un po’ delusi dal fatto che la direzione non abbia voluto entrare nel merito di un risanamento retroattivo della situazione. In fondo sarebbe logico che, se hanno riconosciuto di aver commesso un errore, ne debbano correggere anche gli effetti negativi sul personale».

Secondo la direzione, invece, il servizio è stato applicato per un periodo insufficiente da giustificare una correzione retroattiva. Per ottenere soddisfazione, ai dipendenti non resterebbe altra via che sporgere querela. I dipendenti si sono tuttavia dichiarati soddisfatti da quanto ottenuto e non sembrano intenzionati a compiere questo ulteriore passo.

Due pesi e due misure

Una situazione che, al di là del progresso ottenuto, lascia un po’ di amaro in bocca. L’autista che incorre in un’infrazione deve assumersene tutte le conseguenze, mentre per ottenere lo stesso dalla direzione, che per mesi è incorsa in un’irregolarità, si dovrebbe ricorrere ad una denuncia, che comprensibilmente i dipendenti non si sentono di sporgere.

Henriette Schaffter