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Christiane Brunner lascia il Consiglio di amministrazione delle FFS. Le subentra Andrea Hämmerle

«Mi ribolle ancora dentro tanta indignazione»

Christiane Brunner, femminista impegnata, ha, come si dice, una forte personalità. Dopo sette anni nella stanza dei bottoni delle FFS in veste di rappresentante del personale, ha deciso di lasciare l’incarico. Intervista a una donna battagliera confrontata con il mondo maschile dei trasporti pubblici, dopo essere stata attiva nell’industria metallurgica anche come presidente della FLMO.

Christiane Brunner in occasione della manifestazione del 14 giugno 2011

contatto.sev: Quale bilancio traccia di questi sette anni trascorsi all’interno del Consiglio di amministrazione delle FFS?

Christiane Brunner: Non sono realmente diventata una specialista del traffico ferroviario, ma ho portato la mia esperienza sindacale e politica come pure le mie conoscenze del diritto del lavoro o del secondo pilastro.

Rappresentare il personale in seno a un consiglio di amministrazione è un’impresa facile?

Il Consiglio di amministrazione è l’organo che prende decisioni strategiche all’interno delle FFS, il primo obiettivo è pertanto il futuro economico e finanziario della società. Problemi che riguardano direttamente il personale, come le ristrutturazioni, sono dunque spesso in contraddizione con questo obiettivo primario, il che rende la posizione del/la rappresentante del personale particolarmente delicata.

Bio

Christiane Brunner, 65 anni, è nata a Ginevra dove vive ancora. Laurea in giurisprudenza, ha lavorato come avvocata e ha alle spalle una lunga carriera politica (nel PS) e sindacale.

Ha occupato le seguenti funzioni: deputata del Gran consiglio del canton Ginevra dal 1981 al 1990, consigliera nazionale dal 1991 al 1995, consigliera agli Stati dal 1995 al 2007 e presidente del Partito socialista svizzero dal 2000 al 2004.

Durante la sua carriera si è concentrata soprattutto sulle questioni di previdenza sociale e di diritto del lavoro.

A livello sindacale ha presieduto la VPOD dal 1982. Poi nel 1992 ha assunto la presidenza della FLMO (Federazione dei lavoratori della metallurgia e dell’orologeria). Nel 1996 ha gestito la fusione tra il SEI (Sindacato edilizia e industria) e la FLMO, da cui è nato il sindacato UNIA. In tutta la sua carriera Christiane Brunner ha instancabilmente sostenuto la causa delle donne.

A livello privato è una nonna attiva e si gode giorni tranquilli a fianco di suo marito, Jean Queloz, approfittando al massimo della sua casa di vacanza nella valle di Joux.

E il fatto di essere una donna nel mondo dei trasporti, tutto sommato ancora molto maschile, è un vantaggio o uno svantaggio?

In politica e come presidente del sindacato della metallurgia e dei metalmeccanici, ho già dovuto confrontarmi con mondi molto maschili. Quando sono arrivata alle FFS sono stata sorpresa da questo universo quasi esclusivamente maschile, dove non c’era davvero molto spazio per la causa delle donne.

Ho saputo che ha avuto molte difficoltà a promuovere idee come, per esempio, la creazione di asili nido per le/i dipendenti delle FFS. Ha comunque potuto ottenere qualche soddisfazione in merito alla questione della parità in seno alle FFS?

Se l’inizio è stato difficile, ho avuto la grande soddisfazione di partecipare alla realizzazione del «gender management» delle FFS, con la definizione di obiettivi chiari e verificabili. La promozione delle donne nell’azienda, compresa quella nelle funzioni quadro, ha compiuto un grande balzo in avanti, anche se non è facile e anche se lo sforzo deve essere sostenuto nel tempo. Per quanto riguarda i primi asili nido, sono perlomeno già in programma. Va inoltre ricordato che le FFS partecipano al dialogo sulla parità salariale avviato dalla Confederazione e dai partner sociali.

Secondo lei quali ulteriori miglioramenti andrebbero introdotti, affinché i/le dipendenti possano conciliare meglio lavoro e vita privata?

Il tempo parziale per gli uomini non è ancora in programma nel settore del trasporto pubblico, vero? Le FFS hanno ancora molto lavoro da fare per offrire posti a tempo parziale sia a donne, sia a uomini. Il tema è sul tavolo, ma nella realtà si deve ancora fare i conti con la tradizione e le difficoltà di pianificazione dei posti di lavoro. Eppure è evidente che per le persone con responsabilità familiari, il tempo parziale rappresenta uno dei modi migliori per conciliare lavoro e vita privata e per non perdere un personale già formato alla complessità del traffico ferroviario. Mi ribolle dentro ancora tanta indignazione in merito alla posizione dell’associazione corporativa dei macchinisti che si è schierata contro l’introduzione della formazione a tempo parziale delle macchiniste perché, sostanzialmente, non vogliono le donne in questa funzione.

Qual è il suo miglior ricordo della sua permanenza nel Consiglio di amministrazione?

Il momento migliore è stato quando hanno proposto una donna al posto di direzione del traffico viaggiatori e che è stata eletta dal nostro Consiglio. Un altro momento di puro piacere è stato quando ho letto il libro sulle donne pioniere alle FFS: storie autentiche e divertenti. La pubblicazione merita di diventare un best seller.

E al contrario, il momento peggiore?

Il momento peggiore è stata la seduta nella quale sono stata ufficialmente e formalmente biasimata per aver osato prendere posizione contro la legge che autorizza l’apertura domenicale dei negozi in tutte le stazioni.

Quale consiglio si sentirebbe di dare al suo successore?

In seno a questo gremio, ogni individuo porta la propria personalità e le proprie convinzioni. Non è pertanto opportuno interferire nell’esecuzione di un mandato che si è appena lasciato.

Intervista: Henriette Schaffter