Il presidente del SEV Giorgio Tuti a 360 gradi sull’attività politica e sindacale
Quanto è giusta la Svizzera?
Uno sguardo retrospettivo sulle attività e uno prospettico sulle sfide che ci attendono al centro del discorso di apertura.
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In fondo per chi volesse sapere quanto e cosa è stato fatto nel 2014, basterebbe leggere il rapporto sociale. Tuttavia Giorgio Tuti ha voluto soffermarsi su alcuni punti importanti. A cominciare dal successo della votazione su FAIF – al cui buon esito ha contribuito anche il SEV – che conferisce un futuro ai trasporti pubblici. Successo anche a livello sindacale, dal momento che il SEV ha firmato 8 nuovi contratti collettivi di lavoro: nel settore del turismo, in quello degli autobus e della ferrovia. Certo è stato necessario lottare e in alcuni casi le trattative sono state lunghe e difficili, come confermato dallo stesso Tuti. Il presidente si rallegra per la firma del nuovo CCL di FFS e di FFS Cargo, che contemplano elementi innovativi di primo piano, come i modelli di pensionamento anticipato. Sul fronte politico, invece, almeno due bocconi amari: il fallimento di due importanti iniziative, come quella sul salario minimo e l’iniziativa dei giovani socialisti 1:12. «Se queste due proposte fossero state accolte – ha sottolineato Tuti – la Svizzera sarebbe un po’ più giusta».
La ridistribuzione della ricchezza è un miraggio
Il presidente del SEV si è giustamente soffermato sulla questione della giustizia sociale in questo Paese, ponendo l’accento su come i salari e i patrimoni sono distribuiti: «La Svizzera è ricca come non mai. Ma non per tutti». Un’affermazione che implica una riflessione di fondo sul nostro sistema. «La forbice continua ad allargarsi. I salari delle persone più pagate, che rappresentano l’1% della popolazione, sono cresciuti del 40% negli ultimi vent’anni. Mentre i medi e i bassi salari – ha osservato Tuti – sono cresciuti del 10%. Mentre è propria questa fascia che dovrebbe avere i mezzi per mantenere il potere d’acquisto». E per le pensioni è ancora più triste, ha aggiunto Tuti: «Le rendite AVS perdono valore mentre persiste il mancato adeguamento delle rendite della previdenza professionale. E così il potere d’acquisto si indebolisce». «La Svizzera è ricca ma ingiusta» ha tuonato Giorgio Tuti. Ecco perché la Svizzera continua ad avere bisogno dei sindacati e dei loro membri, che difendono i valori di società e di giustizia di questo nostro Paese. «Il prossimo 14 giugno – ha ricordato Tuti – abbiamo ancora una possibilità per correggere il tiro. Dobbiamo invece esprimerci sul diritto di successione che propone di tassare le eredità milionarie per finanziare l’AVS. Chi deve pagare questa tassa, non siede in questa sala». Tuti ha poi rivolto lo sguardo su altre iniziative popolari che ci toccano da vicino e che influenzeranno lo sviluppo della Svizzera nei prossimi anni. «Diremo compatti no al raddoppio del Gottardo che sabota la politica di trasferimento dalla strada alla ferrovia. Diremo no all’iniziativa «Pro service public» che, al di la del nome, significherebbe la morte del servizio pubblico. Noi siamo professionisti del servizio pubblico. E prima delle elezioni nazionali di ottobre, faremo sapere quali politici hanno votato a favore dei trasporti e del servizio pubblico».
Successi sindacali
Il presidente è fiero di annoverare 64 CCL e 8 CCL quadro sul piano cantonale e nazionale. Attualmente è in fase di rinnovo quello della BLS, ma le trattive si sono arenate. Ma non basta negoziare CCL, occorre anche che vengano applicati correttamente. Presso le FFS resta da monitorare la questione dei temporanei, una situazione che permane decisamente insoddisfacente e problematica. Lo sciopero presso i TPG di Ginevra ha mostrato una cosa, secondo Tuti: «Quando c’è bisogno del SEV, il SEV è presente. Un buon grado di organizzazione sindacale e la determinazione del personale, hanno portato alla salvaguardia dei posti di lavoro, alla tutela dei salari e, in fondo, alla vittoria». Tuti ritiene inoltre che la visione 2030 dell’UFT sui trasporti pubblici e l’atteggiamento dello stesso UFT sul caso Crossrail, sono segnali molto negativi sotto la guida politica di Doris Leuthard: «Combatteremo su tutti i piani: giuridico, politico e sindacale».
E proprio a livello sindacale, il SEV si sta rafforzando grazie allo sviluppo dei membri, che ha imboccato la giusta direzione; il coaching delle sezioni ha dato ottimi risultati. «Il SEV è aperto alla collaborazione con altri sindacati in Svizzera e in Europa. Ed è pronto a rafforzare il proprio impegno. Sono fiero della nostra organizzazione. Viva il SEV»!
pan./frg