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Le FFS sciolgono la Piattaforma, i sindacati non ci stanno
È notizia di lunedì 10 giugno: per quanto riguarda le Officine di Bellinzona, le FFS hanno deciso di sciogliere la Piattaforma perché, a loro dire «Gli obiettivi sono stati raggiunti». Peccato che questa decisione l’abbiano presa unilateralmente, senza consultare Commissione del Personale e sindacati, e informandone le maestranze pochi minuti dopo aver inviato un comunicato stampa ai media. Decisione e modalità che non sono piaciute né al Sev, né agli altri firmatari della convenzione.
Dopo lo sciopero del 2008, alfine di affrontare i punti più importanti relativi al futuro delle Officine, era stata creata la Piattaforma (inizialmente Tavola Rotonda Bellinzona): un gremio di dialogo tra la Direzione delle FFS da un lato e la Commissione del Personale e i sindacati dall’altro. Uno strumento la cui validità è stata riconosciuta anche dalle FFS nel comunicato stampa che ne annunciava il suo scioglimento. Perché dunque procedere con la sua disdetta?
Il sindacato SEV stigmatizza la decisione presa dalle FFS, non solo per le modalità con le quali è stata comunicata, ma anche per le argomentazioni addotte: gli obiettivi sottoscritti nell’accordo non sono certo raggiunti e in gioco ci sono ancora molti temi, ad esempio il numero di posti di lavoro che ci saranno al nuovo stabilimento industriale di Castione.
Nel comunicato congiunto dei rappresentanti del personale si legge infatti che: «Questa decisione interviene in una fase decisiva sulla strada della realizzazione della nuova Officina FFS a Castione. Una strada già lastricata da molti dubbi, soprattutto in termini di “conservazione” dei volumi di lavoro. Oggi alle Officine FFS di Bellinzona lavorano circa 510 persone, tra fissi e interinali. Nel migliore dei casi – e ciò resta ancora tutto da verificare – nella nuova Officina FFS di Castione ci sarà posto per 360 persone. Cosa ne sarà delle 150 persone che non troveranno posto nel nuovo sito industriale?».
Come spiega Thomas Giedemann, segretario sindacale del Sev: «Facendo questo passo, con tali modalità e tali argomentazioni, le FFS non stanno dimostrando di essere un interlocutore affidabile. A questo punto qualche dubbio è lecito anche riguardo al mantenimento dei 360 posti di lavoro promessi». Infatti, la decisione unilaterale di sopprimere un consesso dove le maestranze potevano interagire, interrogare e reagire davanti ai disegni della direzione FFS, non può che alimentare i sospetti che la direzione delle FFS voglia avere mano libera per diminuire la forza lavoro attuale e futura.
Giedemann fa notare inoltre che la domanda di trasporto viaggiatori su ferrovia è in costante aumento, e di conseguenza lo è pure l’offerta. Questo significa più treni in circolazione e quindi più materiale rotabile e quindi più manutenzione, ergo più lavoro per le Officine: «A livello svizzero le FFS aumenteranno globalmente i posti di lavoro nella manutenzione del materiale rotabile, è quindi legittimo chiedere che i posti di lavoro esistenti in Ticino vengano perlomeno mantenuti», spiega il sindacalista
Accorso in massa all’Assemblea convocata venerdì 14 giugno, il personale delle Officine ha adottato all’unanimità una risoluzione che chiede alle FFS di mantenere aperto il canale di dialogo dato dalla Piattaforma e alla politica di attivarsi presso le ferrovie federali allo scopo di indurle ad un passo indietro. «Da parte sindacale continueremo a mantenere alta la guardia», conclude Giedemann.
Veronica Galster