Pubblico impiego nel Canton Vaud
Pieno rincaro e riconoscimento
Il movimento di protesta della funzione pubblica vodese sta prendendo vigore. Si sta mobilitando per mantenere il potere d’acquisto. Dopo il Covid, insegnanti e personale sanitario speravano in un po’ più di riconoscimento. Prossima mobilitazione il 28 marzo.
La questione del rincaro e dell’indicizzazione degli stipendi per evitare una diminuzione del potere d’acquisto è ancora molto attuale. Ovunque, nel pubblico impiego, questi tassi sono inferiori all’inflazione – registrata tra ottobre 2021 e ottobre 2022 – che si aggira intorno al 3 %. Friburgo: 2,74 %; Ginevra: 2,44 %; Neuchâtel: 1,8 %; Vallese: 2 %; Vaud: 1,4%. Si tratta di una percentuale ben lontana dal rincaro del 3,5 % concesso dallo Stato di Zurigo ai suoi dipendenti. L’unico cantone, per il momento, a mobilitarsi fortemente è il cantone di Vaud, dove l’indicizzazione è stata la più bassa della Romandia, mentre le finanze sono floride.
Mercoledì 1° marzo, il personale del pubblico impiego del Canton Vaud ha tenuto la sua quinta giornata di mobilitazione per l’indicizzazione dei salari. Più di 1000 insegnanti hanno nuovamente scioperato. Le azioni hanno interessato anche l’ospedale (CHUV), l’Università e le istituzioni sociali. In serata, diverse migliaia di persone hanno manifestato per le strade di Losanna. Le rivendcazioni dei/delle dipendenti del settore pubblico e parapubblico sono chiare: vogliono il pieno il pieno riconoscimento del rincaro. L’8 dicembre, il Governo aveva annunciato la concessione di un’indicizzazione parziale dell’1,4 %, insieme a un bonus una tantum dello 0,8 % per le classi salariali da 1 a 10; bonus però rifiutato al settore parapubblico. «Consiglio di Stato, i conti non tornano», si poteva leggere sugli striscioni durante le manifestazioni.
Il problema del deterioramento delle condizioni di lavoro va spesso di pari passo con la mancanza di riconoscimento dei salari. «Dopo anni di difficoltà, abbiamo la sensazione che il nostro datore di lavoro ci stia sputando in faccia», ha dichiarato senza mezzi termini uno scioperante lo scorso 31 gennaio. La rabbia dei/delle dipendenti è davvero grande. È grande quanto lo schiaffo inflitto dal Consiglio di Stato. Nel settore pubblico e parapubblico, il Covid ha di fatto aumentato il già alto livello di stress e sofferenza sul lavoro causato dalle politiche di austerità e dalle privatizzazioni. Ma lungi dal riconoscere questi sforzi, il nuovo Esecutivo vodese – attualmente a maggioranza borghese – sta di fatto imponendo ai suoi e alle sue dipendenti un vero e proprio taglio dei salari. Eppure lo Stato dispone di un patrimonio di 5,3 miliardi di franchi. E negli ultimi anni ha aumentato il numero di agevolazioni fiscali per le grandi aziende e i ricchi.
La rabbia è rafforzata dall’atteggiamento sprezzante dell’Esecutivo, incarnato dalla sua presidente liberal-radicale, Christelle Luisier, soprannominata dal quotidiano Le Temps la «Lady di ferro del Canton Vaud». Facendo piazza pulita delle rivendicazioni espresse da migliaia di dipendenti, il Consiglio di Stato ha rifiutato per lungo tempo qualsiasi discussione sui salari. Di fronte al successo di queste mobilitazioni su una scala mai vista negli ultimi 15 anni nel Cantone di Vaud, il Governo vodese ha finalmente aperto le porte e il 23 febbraio ha organizzato una prima giornata di negoziati con i sindacati. Tuttavia, durante questo incontro, il Consiglio di Stato si è rifiutato di avanzare una proposta concreta per migliorare l’indicizzazione dei salari nel 2023.
Dopo la massiccia partecipazione di oltre 10 000 manifestanti il 31 gennaio e il 9 febbraio, il movimento di protesta sta registrando un leggero calo di presenze. Alcuni sono scoraggiati dalla chiusura del Consiglio di Stato. Un altro gruppo è costretto a rinunciare alle giornate di sciopero, che possono essere costose per i loro bilanci. Con il personale insufficiente, è quasi impossibile scioperare.
Il fronte sindacale – che comprende SSP/VPOD, SUD e la Federazione delle associazioni dei dipendenti pubblici (FSF) – Un mese dopo il primo incontro inconcludente, i sindacati e una delegazione del Consiglio di Stato si sono incontrati il 22 marzo per nuovi negoziati volti a migliorare le condizioni di lavoro in diversi settori pubblici e parapubblici. L’incontro è stato ricco di eventi. Il Consiglio di Stato non è tornato indietro sull’indicizzazione dell’1,4 % per il 2023. Per il 2024, propone un unico bonus per il settore pubblico e parapubblico. «Questa volta andiamo oltre il disprezzo! È la fine dell’indicizzazione automatica. Vogliono darci un 49,3 in stile vodese», ha dichiarato David Jeanquartier, segretario generale della FSF, dopo la discussione, interrotta dai sindacati.
La posta in gioco in questa battaglia è alta. Il rifiuto di concedere il pieno riconoscimento del rincaro, potrebbe essere solo il preludio di ulteriori attacchi ai servizi pubblici e parapubblici. Questo atteggiamento riflette una tendenza più generale: quella di una destra e di un padronato che stanno inasprendo la loro offensiva contro il mondo del lavoro, a suon di flessibilità e precarietà. Nel Canton Vaud, questa offensiva antisociale si scontra ora con la mobilitazione e lo sciopero di massa del servizio pubblico. Le nostre colleghe e i nostri colleghi vodesi stanno mostrando la strada a tutti noi per resistere alla precarizzazione del lavoro e alla distruzione dei servizi pubblici. Meritano tutta la nostra solidarietà.
Yves Sancey
con
Services Publics, SSP.