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FFS: «No ai risparmi sulle nostre spalle»

Una scatola di ricci di castagne, ovvero la versione nostrana del cactus, è stata spedita il 2 novembre alla Direzione FFS dai ferrovieri e dalle ferroviere ticinesi. La spedizione è stata anticipata da un’azione sindacale del SEV davanti alla stazione FFS di Bellinzona. Il messaggio simbolico rappresenta il malcontento dei collaboratori e delle collaboratrici verso le intenzioni delle FFS di voler sopprimere l’invalidità professionale come ennesima misura di risparmio e verso l’uso indiscriminato di lavoratori temporanei nel settore della pulizia delle carrozze.

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Il personale ticinese delle FFS non ci sta. L’ennesima misura di risparmio volta a sopprimere l’invalidità professionale dal 2023, non piace per nulla. Proprio per le categorie professionali di monopolio – ma non solo – l’attuale prestazione garantisce una certa sicurezza sociale. L’invalidità professionale è infatti stata pensata per le persone che svolgono una professione in regime di monopolio e il cui reinserimento nel mondo professionale è complicato se non impossibile. Abolendola, le FFS mettono in una posizione precaria persone che non hanno quasi nessuna possibilità di trovare un lavoro, per questo, i collaboratori e le collaboratrici invitano la Direzione delle FFS a ritirare questa misura.

Ad essere infuriati sono però anche i dipendenti che lavorano nell’ambito dei servizi di pulizia, sia nelle stazioni, sia sui treni. Già nel 2021 il SEV aveva condannato duramente la parziale esternalizzazione della pulizia delle stazioni ferroviarie raccogliendo in poco tempo oltre 4000 firme (di cui la maggior parte in Ticino). Grazie a questa opposizione, i piani delle FFS furono in parte ridimensionati. Oggi invece l’uso smisurato di personale temporaneo è davvero imbarazzante e scandaloso. In Ticino si contano 59 collaboratori attivi nel settore della pulizia delle carrozze e solo 20 con un contratto FFS, gli altri (e alcuni da più anni) sono attivi come personale interinale. Una precarizzazione del lavoro che mal si addice ad un’ex regia federale e che oggi viene richiamata dai ferrovieri ticinesi ad un celere cambiamento di rotta. Perché non può essere che ancora una volta si risparmi e si precarizzino le condizioni di lavoro proprio per i lavoratori più deboli e che, come in questo caso, svolgono lavori a volte umili, ma utilissimi all’immagine dell’azienda.

Angelo Stroppini