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Il piano di tagli a FFS Cargo

Manovre che devono e possono essere fermate

Il 29 giugno FFS Cargo ha informato le parti sociali presenti nella commissione di accompagnamento, sul programma di riduzioni di posti e di punti di servizio deciso in febbraio dal C.d.A. FFS: la quantità di collaboratori dovrà scendere dai circa 2200 di febbraio 2018 ai soli 1400 nel 2023. Dei più o meno 340 odierni punti di servizio, dovrà esserne valutata circa la metà. Al segretario SEV incaricato della problematica, Philipp Hadorn, abbiamo chiesto a che punto sono i tagli e se è ancora possibile fermarli.

contatto.sev: Che tipo di informazioni ha dato FFS Cargo alla commissione di accompagnamento lo scorso venerdì? Ci sono già collaboratori senza posto di lavoro o che sono stati orientati al riguardo?

Philipp Hadorn: A detta di FFS Cargo, il programma di ristrutturazione «Struko» (riduzione dei costi strutturali) è sulla strada giusta. Dei 674,5 posti a tempo pieno (FTE) del 2015, a fine aprile 2018 ne erano ancora regolarmente occupati 474,6. Entro la fine del corrente anno verranno soppressi solo altri 23 FTE. Per lo stesso numero di collaboratori non è stato possibile trovare una soluzione adeguata, e dunque sono stati trasferiti al Centro per il mercato del lavoro (AMC). Si è anche dovuto ricorrere ad alcuni pensionamenti anticipati.

La verifica dei punti di servizio in vista delle prime chiusure con il cambiamento d’orario 2018/2019 procede «di buon passo», coerentemente con la «politica di ritiro e di ottimizzazione» di FFS Cargo (si veda contatto.sev n° 9/18). Mentre l’attuazione del programma nell’Oberland bernese è ormai definitiva, quella riguardante la regione del Giura è prevista al più tardi per fine settembre 2018. Sono ancora in corso colloqui a livello cantonale (v. riquadro).

In quanto parti sociali – come d’abitudine per tutte le ristrutturazioni di FFS Cargo – durante la fase di attuazione veniamo informati sulle soluzioni trovate per le singole persone (senza conoscerne il nome) e/o dove si cerca ancora una via d’uscita. I primi collaboratori sono già stati informati e le relative procedure avviate.

Come intende procedere FFS Cargo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi?

Il programma prevede un attento esame della metà dei circa 340 punti di servizio, regione per regione. Anche le regole del gioco sono sempre uguali: le stazioni il cui esercizio secondo FFS Cargo non è più redditizio, sono messe a disposizione. Vengono valutati gli aspetti legati a un possibile aumento del volume di traffico o del trasferimento di costi, in seguito si chiarisce se le spedizioni non potrebbero essere consegnate altrove o se esistono soluzioni alternative.

Cosa hanno potuto fare le parti sociali nella commissione di accompagnamento?

Sin dall’inizio di questo smantellamento del servizio pubblico, il SEV ha spiegato che un simile modo di fare è sbagliato, non è orientato al futuro e nuoce al servizio universale in un Paese come il nostro, fortemente regionalizzato. Lo smantellamento in atto avrà inoltre effetti negativi sulle strutture decentralizzate della Svizzera, sul progresso economico e sull’occupazione nelle regioni toccate. Per non parlare delle conseguenze nefaste per l’ambiente e dei costi supplementari per la manutenzione stradale.

Al momento la commissione si preoccupa che i processi e la comunicazione avvengano secondo le regole. Come sindacato, tuttavia, abbiamo altri obiettivi che non accompagnare questo disastroso programma di tagli che, per il trasporto su rotaia, equivale a un clamoroso autogol.

I delegati della RPV hanno inviato una lettera aperta alla direzione Cargo. Che cosa fa il SEV sul piano sindacale contro questi tagli?

A tutte le manifestazioni a cui partecipo non mi stanco di ripetere ai nostri membri che questa poco lungimirante politica dell’attuale Consiglio d’amministrazione di FFS Cargo lede gravemente gli interessi sul lungo periodo del traffico merci. Cresce inoltre l’insoddisfazione di singoli settori economici e delle regioni per il ritiro di FFS Cargo dal traffico a carri isolati. I Cantoni cominciano a dar corpo al loro malcontento. La rabbia del personale aumenta, ma anche i timori esistenziali legati alla perdita del posto di lavoro.

Che effetto ha avuto e potrà avere la tua mozione «Pausa di riflessione…» presentata al Consiglio nazionale?

Dopo lo «scandalo AutoPostale» molti politici hanno cominciato ad osservare più da vicino non solo il comportamento dei manager della Posta ma anche quello della direzione FFS. Ora la politica esige in maniera inequivocabile che vengano riviste le retribuzioni dei membri della direzione del Gruppo e vuole limitare il grandissimo potere di cui gode il CEO Andreas Meyer. Con il sostegno del Parlamento, la responsabile del DATEC Doris Leuthard ha deciso che Meyer deve cedere la presidenza del C.d.A. di FFS Cargo. La mia mozione «Pausa di riflessione e nessuna violazione delle condizioni della proprietaria da parte delle FFS e di FFS Cargo», sostenuta da altri 91 parlamentari, è perlomeno un «cartellino rosso» alle FFS.

Dopo la pausa estiva, anche il Consiglio degli Stati si occuperà della questione. In ogni caso il Consiglio federale si è dichiarato contrario a una «pausa di riflessione». È probabile comunque che anche Doris Leuthard, dopo le domande sulle «responsabilità» nello scandalo AutoPostale, debba riflettere se lasciare che il CEO delle FFS e presidente del C.d.A. di FFS Cargo, al quale è già stata annunciata la revoca della fiducia, continui a stravolgere come meglio crede la politica del traffico merci. Anche qui si presenteranno questioni di responsabilità.

Che cosa succede sul piano nazionale contro il programma di tagli?

Alle ultime elezioni federali si è rafforzata la maggioranza che tesse volentieri le ipotetiche lodi della deregolamentazione e della liberalizzazione. Questo rende più difficile opporsi a simili scelte. Al tempo stesso, però, da destra come da sinistra si levano alte le voci che chiedono di «stringere» nuovamente le viti alle dirigenze delle (ex) regie federali. Alla luce del continuo smantellamento del servizio universale, appaiono fin troppo evidenti sviluppi negativi che sono diametralmente opposti agli interessi dell’economia, delle regioni e dei lavoratori. I risultati li abbiamo già visti con le posizioni relative alla vendita di biglietti alle FFS o sulla chiusura degli uffici postali.

Come stanno invece le cose a livello cantonale, ad esempio nel Giura per salvare il traffico merci delle CJ?

Vi è da sperare che col procedere del piano di tagli, anche dai singoli Cantoni interessati si leveranno giustificate proteste. Saranno loro infatti a subire direttamente gli effetti negativi per lo sviluppo economico, l’aumento del traffico, la manutenzione della rete stradale e l’occupazione locale. E questi hanno sicuramente potere d’influenza. Ma anche dai clienti Cargo e dalle loro associazioni mantello sono da attendersi reazioni, nel caso in cui «gli attuali responsabili ricadano nel vecchio e finora inefficace modello del semplice smantellamento di servizi», come ha dichiarato Frank Furrer, direttore dell’Associazione dei trasportatori svizzeri VAP, alla «NZZ am Sonntag» del 22 aprile.

Ma è ancora possibile fermare o almeno rallentare questo smantellamento?

Sicuramente. In fin dei conti, dipende solo dal fatto che una maggioranza si accordi e faccia valere la propria influenza. Questo non è solo, ma anche un compito sindacale. Determinanti in questo contesto saranno i Cantoni con i rispettivi governi e parlamentari, come pure i settori che subiranno le gravi conseguenze dei tagli previsti.

È possibile che cambiamenti radicali come quelli avvenuti ai vertici della Posta vi saranno anche alle FFS e in altre aziende di proprietà della Confederazione – speriamo a vantaggio di FFS Cargo come servizio pubblico. Impegniamoci per un servizio universale a beneficio di tutti e non solo di pochi, con posti di lavoro equi nel nostro Paese!

Markus Fischer