Un percorso ad ostacoli sul lato italiano e una storia infinita. Ma in fondo alla «galleria» c’è luce
Aspettando la Stabio–Arcisate
Da un’opera ultimata e celebrata in pompa magna – Alptransit – ad un’opera caratterizzata da un percorso tormentato, ovvero la linea Stabio–Arcisate. Unalinea importantissima per il Ticino, perché contribuirà anche a sgravare il traffico veicolare sull’orlo delcollasso.
Tutto comincia la calda mattina del 24 luglio del 2009 quando alla stazione di Arcisate, in provincia di Varese, alla presenza dell’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mario Moretti, del governatore lombardo Roberto Formigoni, dell’assessore alle Infrastrutture di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo, del Consigliere di Stato Marco Borradori e delle autorità locali viene posata la prima pietra della linea internazionale che collega Mendrisio con Varese. Un’opera che contempla lavori sia al di qua che al di là della frontiera con l’intento di collegare due territori continui e contigui dal punto di vista economico, linguistico e culturale, ma che dal punto di vista dei trasporti ancora non lo sono. Il tracciato in territorio italiano misura otto chilometri con un raddoppio dei binari per 4,6 chilometri e la costruzione ex novo di ulteriori 3,6 chilometri oltre al rifacimento delle stazioni di Induno Olona, Arcisate e Gaggiolo e della realizzazione di un viadotto sopra al torrente della Bevera. I lavori in territorio svizzero prevedono il raddoppio dei binari tra Mendrisio e Stabio e il riadattamento delle stazioni delle due cittadine.
Fine 2013 è la data indicata per terminare i lavori prima dei collaudi e dell’inaugurazione in tempo per Expo 2015. Ma se quelli in Svizzera vengono consegnati ed ultimati nei termini previsti e la linea dal 15 dicembre 2014 è perfettamente funzionante con treni (della linea S50) che ogni mezz’ora da lunedì a sabato percorrono la tratta che dal confine di Stabio porta a Mendrisio permettendo tra l’altro ottime coincidenze sia in direzione nord (Lugano/Bellinzona) che in direzione sud (Chiasso/Como/Milano), altrettanto non si può dire di quelli in territorio italiano, dove i cantieri sono ancora aperti e le opere completate solo al 50% a causa di alcune vicissitudini che hanno provocato l’arresto dei lavori.
Il cantiere si ferma
Il primo, che ha portato a due interruzioni in due differenti momenti nel 2013, era dovuto ad una grande quantità di terra di scavo che presentava valori di arsenico superiori al consentito con la conseguente difficoltà di trovare una cava sufficientemente grande negli immediati paraggi come stabilisce la legge europea. Il secondo, più lungo, durato quasi un anno dal 2014 fino a luglio 2015 quando, dopo un lungo iter burocratico, la RFI – Rete Ferroviaria Italiana – è riuscita a far ripartire i lavori dopo aver rescisso il contratto con la vecchia ditta, aver indetto la nuova gara d’appalto, pubblicato il bando e avviato la procedura di gara.
I disagi degli abitanti
La signora Roberta vive in una graziosa villetta a fianco ad altre proprio davanti alla stazione di Induno Olona, in provincia di Varese.
Dal 2009 la sua vita è un po’ cambiata a causa dei lavori della nuova linea ferroviaria che dovrebbe passare proprio davanti a casa. «I disagi sono sia uditivi che visivi dato che dal lunedì al sabato dalle 6 del mattino alle 5 del pomeriggio avvertiamo dei rumori di macchinari. Ma il problema principale sono le vibrazioni che oltre a provocare piccoli danni come la rottura di una finestra, in certi momenti scuotono la casa tanto che le sentiamo nel corpo e a volte ci fanno venire la nausea», racconta Roberta sul cancello di ingresso schiacciato dalle alte paratie in cemento del cantiere che le coprono la vista e che danno una sensazione di claustrofobia. Disagi simili vissuti da molte famiglie di Induno Olona così come di Arcisate. E non solo di quelle le cui case si affacciano sui cantieri. Ma che dovranno resistere almeno fino alla fine dell’anno prossimo, sempre che non sorgano altri intoppi.
Riprendono i lavori
«Per quanto riguarda le parti infrastrutturali e tecnologiche, la linea verrà ultimata nel- l’estate del 2017, anche se sarà commercialmente disponibile solo dal dicembre 2017», spiega l’ingegner Gianpiero Strisciuglio, direttore commerciale e di esercizio rete di RFI. Che aggiunge: «Abbiamo ripreso con una spinta notevole e con circa 200 persone che lavorano su tre turni compresi sabato e domenica. Abbiamo consegnato un cronoprogramma delle attività e lo stiamo rispettando alla virgola, con massima soddisfazione anche da parte dei comuni interessati». Rassicurazioni che giungono anche dall’assessore alle infrastrutture di Regione Lombardia Alessandro Sorte: «L’Arcisate-Stabio è un’opera strategica di rilevanza nazionale. I problemi incontrati durante la realizzazione dell’opera sono stati affrontati e oggi superati con il supporto di Regione Lombardia che ha promosso un tavolo di monitoraggio con l’impresa e gli Enti per giungere all’attivazione del servizio ferroviario entro la fine del 2017».
Da quel momento in poi la signora Roberta, così come molti lavoratori transfrontalieri, potranno andare a Lugano in 45 minuti, senza dover prendere, come fanno ora, un autobus dell’Autopostale che effettua tre corse la mattina e tre la sera da Varese a Stabio (e altrettante corse nell’altra direzione). E poi a Stabio salire sui treni Tilo.
Se lo augurano in molti anche al di qua della frontiera, che finalmente potranno andare dal Ticino all’aeroporto di Malpensa in poco più di un’ora.
Michele Novaga