Intervista alla presidente dell’Associazione svizzera degli inquilini Marina Carobbio Guscetti
Pigioni accessibili per tutti
In Svizzera stiamo vivendo oramai da alcuni anni un periodo di boom edilizio, i tassi ipotecari sono scesi ininterrottamente dal 2008 ad oggi, ma nonostante ciò trovare un alloggio ad un prezzo moderato è tutt’altro che facile. Le abitazioni di lusso stanno invadendo le città e gli agglomerati, occupando anche quartieri un tempo considerati «popolari» e facendo gonfiare a dismisura le pigioni: in molte regioni del paese oramai famiglie, anziani e giovani non riescono più a trovare un’abitazione con un affitto alla loro portata.
Per cercare di cambiare questa tendenza, l’Associazione svizzera degli inquilini ha lanciato il 4 settembre l’iniziativa popolare federale «Più abitazioni a prezzi accessibili». L’iniziativa vuole obbligare Confederazione e cantoni a promuovere la costruzione di alloggi a pigione moderata e a evitare progetti speculativi sul poco spazio edificabile rimasto.
Qual è il quadro della situazione attualmente e che urgenza c’è di agire? Ne abbiamo discusso con Marina Carobbio, presidente dell’Associazione svizzera degli inquilini (Asi).
«Abbiamo deciso di lanciare l’iniziativa perché quello della carenza di alloggi a pigione moderata è un problema che rimane acuto, soprattutto nei centri e negli agglomerati – spiega Carobbio. Per le persone che guadagnano al di sotto dei 5000 franchi al mese l’alloggio incide addirittura nella misura del 30 per cento sul reddito: è la voce di spesa principale, quindi è una fascia importante della popolazione ad essere toccata dalla questione. Per questo negli ultimi anni abbiamo chiesto più volte al Consiglio federale di intervenire, ma pur riconoscendo che c’è un problema, né Consiglio federale né Parlamento hanno fatto delle proposte concrete, se non che il Governo ha proposto di introdurre un formulario ufficiale per conoscere l’affitto pagato dall’inquilino precedente e poter eventualmente contestare un aumento abusivo. Ma la proposta deve ancora passare lo scoglio del parlamento».
Ci sono regioni o cantoni più colpiti di altri?
Adesso non è più un fenomeno che tocca solo Zurigo e Ginevra, come lo era qualche anno fa. Forse tocca meno certi cantoni della Svizzera centrale, però è un problema presente oramai in tutte le città svizzere. Questo comporta che le persone escono dalle città e dagli agglomerati verso la periferia per vivere, perché non trovano alloggi, poi aumentano anche i costi di trasporto, si intasano le linee di trasporto, aumentano i costi delle infrastrutture... È un circolo vizioso. Inoltre non tutti possono andare a vivere in altre parti della Svizzera, dipende anche dalla condizione lavorativa e personale di ognuno. È grave secondo me, soprattutto dal momento che il diritto all’alloggio è riconosciuto anche dalla Costituzione, che l’ente pubblico non intervenga con una politica attiva.
L’ente pubblico non sta proprio facendo nulla?
Un paio d’anni fa il Consiglio federale ha riconosciuto in un rapporto che esiste una situazione difficile sul mercato dell’alloggio, perciò ha instaurato un dialogo tra Confederazione, cantoni e città. Da questo dialogo sono scaturiti vari rapporti, ma delle misure contenute non è rimasto nulla se non la proposta di introdurre un formulario ufficiale obbligatorio, di cui parlavo prima, ma che deve ancora passare lo scalino del Parlamento, e non sarà così evidente. Altre misure come il diritto di prelazione sui terreni per i comuni, oppure l’utilizzo dei fondi delle ex-aziende dello Stato o statali per alloggi a pigione moderata, come quelli delle FFS, non sono state riprese. Quello che succede invece ad esempio a Zurigo è che le FFS mettono a disposizione i terreni per stabili commerciali. Occorrono misure concrete per favorire la costruzione di alloggi a pigione moderata: con la riforma energetica in atto si danno degli incentivi per il risanamento energetico degli immobili, noi chiediamo che questo avvenga a condizione che si mettano poi a disposizione alloggi a prezzi accessibili e non abitazioni di lusso. Finora di tutto questo non è stato fatto niente.
Quanto è grave la situazione? L’offerta di alloggi è già carente?
Sì, mancano soprattutto alloggi a pigione moderata: il tasso di alloggi sfitti è di poco superiore all’1 per cento, indice che dimostra che la situazione rimane tesa. Quello che noi proponiamo anche è di favorire le cooperative d’abitazione, che sono conosciute soprattutto nella Svizzera tedesca, perché queste non sono sottoposte ad un mercato speculativo dell’alloggio e quindi possono garantire alloggi a pigione moderata, con un effetto di calmiere sui costi degli affitti.
Fuori da città e agglomerati la situazione è migliore?
Sì, però la maggior parte della popolazione vive nelle città e negli agglomerati. Quando abbiamo lanciato l’iniziativa, presentata venerdì scorso, subito le persone hanno cominciato a firmare: sabato ero al mercato di Bellinzona e tantissime persone sottoscrivevano questa iniziativa, quindi il problema è sentito alle nostre latitudini. Quello che chiediamo con l’iniziativa è fondamentalmente che anche la Confederazione si assuma la sua responsabilità, perché ci sono diverse iniziative cantonali e comunali in questo senso, ma la Confederazione deve avere anch’essa un ruolo attivo.
Veronica Galster
Articolo ripreso su gentile concessione del quindicinale area