Nasce ufficialmente l’associazione per continuare l’esperienza sociale, sindacale, politica e culturale cresciuta durante lo sciopero
Le Officine escono dalle mura
È Gianni Frizzo il presidente dell’associazione che intende promuovere e incrementare il patrimonio pubblico costituitosi durante lo sciopero. Appena nata, l’associazione cerca casa, una sede oltre la Pittureria, che resterà un luogo simbolo e di ritrovo. E il 6 marzo a partire dalle 15 grande festa.
«Per fare questo, noi, i lavoratori dell’Officina che hanno partecipato all’esperienza del 2008, abbiamo costituito l’Associazione ‹Giù le mani dall’Officina›; vorremmo però che con noi vi fossero coloro che ci hanno sostenuto in diversi modi; quelle centinaia e migliaia di persone che hanno visto nella nostra lotta e loro lotta, la speranza di qualcosa di diverso, di una dignità ritrovata della persona, anche nel lavoro, di un segnale di emancipazione sociale e culturale. Ti invitiamo quindi ad aderire all’associazione, in modo da poter continuare insieme a vivere tutto questo, nell’urgenza di questi tempi difficili». Si conclude con questo appello la risoluzione (vedi riquadro) approvata durante l'assemblea costituente dell'associazione «Giù le mani dalle Officine».
Un patrimonio da conservare
Nelle sue vesti di presidente del giorno, l’ex consigliere di Stato Pietro Martinelli ha più volte sottolineato la forza dirompente di tutta l’esperienza dello sciopero. «Non ho alcun merito nelle battaglie che avete condotto e vinto. La volontà di portare avanti i valori difesi prima, durante e dopo lo sciopero – ha osservato Martinelli – rappresenta un’occasione per conservare un patrimonio pubblico che concerne tutto un cantone. Un cantone spesso litigioso, che ha però saputo seguirvi compatto.» Questa comunanza straordinaria, nel senso etimologico del termine, resta dunque in eredità all’associazione, che sarà presieduta da Gianni Frizzo. Figura carismatica delle Officine che ama porsi pubblicamente come «primus inter pares», Frizzo ha dichiarato davanti ai giornalisti e alle giornaliste che con la costituzione dell'associazione «le Officine escono dalle mura dell’azienda per essere libere di riabbracciare la popolazione che ha sostenuto la lotta».
La nuova associazione si propone di continuare a difendere le potenzialità dello stabilimento, inserendolo in un progetto più ampio come quello della creazione di un polo tecnologico. «Riunendovi in una associazione, siete diventati il nostro referente ufficiale» ha dichiarato il sindaco della capitale Brenno Martignoni, che ha criticato l’immobilismo del Cantone per quanto concerne il progetto di polo industriale. «Il lavoro è un bene prezioso e un valore. Pertanto – ha ricordato Frizzo – noi faremo di tutto per difendere i posti di lavoro, creare nuove occasioni di impiego edire no alle ristrutturazioni. Abbiamo dimostrato che l’alternativa a queste logiche esiste.»
Françoise Gehring
Risoluzione e appello all’adesione
L’esperienza della lotta delle Officine FFS del marzo 2008 ci ha insegnato molto. Innanzitutto che non tutto è come appare a prima vista. Quelle che sembravano misure «inevitabili» (la chiusura di fatto dell’Officina) si sono rivelate assolutamente non necessarie; e quella che era un’azienda che doveva sparire, oggi continua a funzionare, ad assumere, con prospettive di ulteriore sviluppo.
Abbiamo poi imparato (...) che le cose possono cambiare solo se a prendere in mano la situazione sono le persone toccate dai problemi. Nel nostro caso è stato necessario che i lavoratori dell’Officina si organizzassero, si mobilitassero, dicessero un chiaro, tondo e motivato NO alle proposte delle FFS.
Ma il problema dell’Officina è diventato anche un problema di tutta una regione, di una società che chiedeva, e chiede, di non smantellare posti di lavoro, ma di crearli; non di peggiorare le condizioni di lavoro, ma di migliorarle; non di diminuire i salari, ma di mantenerli e migliorarli. La solidarietà popolare (...) ci ha fatto capire che vi è una parte importante della Svizzera italiana, della sua popolazione, che ha ancora speranza in un futuro dignitoso per chi lavora e che è pronta a battersi per questo. Da questa esperienza nasce la nostra decisione di dare seguito all’esperienza della nostra lotta:
– continuando a difendere quello che è l’Officina, potenziandone le attività, inserendole in un progetto più ampio come quello della creazione di un polo tecnologico e industriale nel settore del trasporto
– promuovendo ed estendendo pratiche e riflessioni sindacali democratiche e pluraliste per lo sviluppo di una società solidale
– collegando le lotte di una singola azienda, di un singolo gruppo di lavoratori, con le attese, le rivendicazioni, i sogni di tutta una società.
Vogliamo aiutare, sostenere, discutere con tutti coloro che individualmente o collettivamente, nelle aziende o nella società, cercano di muoversi in questa direzione (...)