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Marcia mondiale delle donne

Vogliamo il pane e le rose

Vogliamo il pane e le rose. Lo chiedevano già nel 1912 le operaie del Massachusetts in sciopero, quando trasformarono in slogan una frase della politica marxista e rivoluzionaria tedesca Rosa Luxemburg («Vogliamo il pane, ma anche le rose»), rivendicando così un diritto al necessario che esige anche altro: dignità, rispetto, amore, libertà, poesia.

Il SEV si impegna a portare in piazza 500 donne

Diritti, dunque, che dovrebbero essere patrimonio comune delle donne di tutto il pianeta, ma che in realtà sono disattesi, se non addirittura negati, calpestati. L’altra metà del cielo, che spesso lotta silenziosa ai quattro angoli della Terra, intende fare luce su discriminazioni e rivendicazioni.
E così per la terza volta la Marcia mondiale delle donne – una rete femminista attiva in tutto il mondo – riprende il suo cammino, dall’Asia all’Africa, dalle Americhe all’Europa. Farà tappa anche in Svizzera, a Berna, il 13 marzo 2010, a pochi giorni dall’Otto marzo, giornata internazionale della donna.
Quella delle donne è una corsa sempre in salita, è una corsa sempre ad ostacoli. Non finiscono mai di correre. La parità tra donna e uomo è ancorata nella Costituzione federale da 29 anni, eppure le discriminazioni persistono.

Note dolenti
Da 14 anni è in vigore la legge federale per la parità tra i sessi, eppure nella vita reale di molte donne la parità è un vero e proprio miraggio. La legge parla chiaro: salario uguale per un lavoro uguale. Ma in Svizzera le salariate continuano a guadagnare il 19% in meno degli uomini. L’impatto della crisi sulle donne, inoltre, è molto elevato: sono più esposte al precariato e a forme di lavoro atipico. Il lavoro a tempo parziale, che concerne soprattutto le salariate (il 57,1% delle donne attive professionalmente, contro l’11,9% degli uomini, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica), incide notevolmente sul piano salariale e sul piano previdenziale.
Le note dolenti, tuttavia, non finiscono qui. Tra i bersagli degli attacchi allo Stato sociale, anche l’AVS: l’11.esima revisione prevede infatti un innalzamento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni. Respinto nel 2004 in votazione popolare, il progetto di ritocco verso l’alto della età della pensione è tornato nella agenda politica. La posta in gioco, insomma, è altissima: si tratta di difendere la sicurezza sociale, il servizio pubblico, la parità tra i sessi, l'occupazione, condizioni di lavoro e di vita dignitosi per tutti e per tutte.

Passi e conquiste
Abituate a lottare per la conquista dei diritti – ci sono voluti 50 anni per avere un’assicurazione maternità – le donne sanno perfettamente che non devono mai abbassare la guardia. Ogni passo, anche se piccolo e faticoso, è una grande conquista. Per questo non si può e non si deve tollerare il minimo segno e tentativo di retrocessione, di peggioramento. Come nel resto del mondo, anche in Svizzera le donne si mobilitano per lottare contro la povertà e la violenza. Le forze sindacali saranno in prima linea, compreso il SEV che si è impegnato nelle istanze dell’USS a portare in piazza 500 donne.
L’appello va naturalmente rivolto anche agli uomini che condividono un medesimo senso di giustizia, un medesimo progetto di società, un medesimo sogno di un mondo migliore. Perché un mondo migliore è possibile. Basta crederci.

Françoise Gehring

Commenti

  • Anna Vecchio

    Anna Vecchio 11/12/2020 21:47:34

    Vogliamo anche le rose è da sempre una delle frasi ormai storiche da me preferite.
    Trovo che Rosa Luxemburg, per il suo tempo abbia detto qualcosa di incredibilmente moderno.
    La qualità della vita, non sta solo nel ricevere un salario adeguato, ma anche nell aria che respiri, in quello che i tuoi occhi possono guardare,nella gioia riflessa nello sguardo di chi sta intorno, nella voglia di vivere