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Le Officine di Bellinzona si preparano alla prossima Tavola Rotonda

Non dare nulla per scontato

Gianni Frizzo, presidente del Comitato delle Officine di Bellinzona (OBE), si è rivolto al personale in assemblea incoraggiandolo ad essere sempre parte attiva nel processo di rilancio dello stabilimento industriale, poiché la partecipazione è un elemento irrinunciabile in un processo di sviluppo che vuole continuare su basi democratiche.

Spetta a noi costruire il nostro futuro. L’assemblea dei lavoratori delle Officine ha preso atto dei cambiamenti positivi sul lavoro, ma anche delle incognite che si profilano all’orizzonte.

«Durante lo sciopero alle Officine abbiamo imparato a non delegare nulla a nessuno. E dobbiamo continuare su questa strada. All’interno delle Officine non ci deve essere la politica della paura, per questo invito tutti a comunicare. Nulla, neppure un dettaglio, deve essere banalizzato. Ricordatevi che le FFS badano alle proprie strategie aziendali in modo globale, non aspettatevi che abbia un occhio di riguardo per le Officine di Bellinzona. Spetta a noi costruire il nostro futuro.» Con la calma che lo contraddistingue e che veste una forza e una determinazione quasi ostinate, difficilmente eguagliabili, Gianni Frizzo ha illustrato il quadro della situazione in vista della Tavola Rotonda in agenda il prossimo 28 maggio. «Rispetto al 2008, la situazione è indubbiamente cambiata: non si parla più di soppressione di posti di lavoro, ma di mantenimento con un occhio rivolto a ulteriori possibilità di crescita, per le quali si speriamo di avere conferme dallo studio della SUPSI.»

Incognite Cargo

Se è vero che il peggio è passato, non si può dormire sugli allori. La crisi economica è foriera di molte incognite, tra le quali figura anche il nuovo indirizzo di FFS Cargo. «Al momento – ha commentato il presidente del Comitato – non siamo in grado dire che quale impatto avrà sulle OBE il nuovo orientamento aziendale di FFS Cargo.»

Strategie di investimento

«Non possiamo permetterci di essere ostaggio dei clienti interni – ha aggiunto Frizzo – pertanto dobbiamo creare capacità di produrre per creare lavoro per noi. Per le OBE è dunque importante recuperare il più possibile volume di lavoro.» In quest’ottica occorre però ragionare sugli investimenti. «Non è sufficiente focalizzare gli investimenti sui macchinari o sulle strutture, ma occorre andare oltre, trovando nuove possibilità di sfogo, dal momento che l'area delle OBE è quella che è.» Uno scenario contemplato anche dallo studio della SUPSI, secondo cui «la Svizzera italiana non può permettersi di rinunciare al pieno sviluppo delle Officine, viste le implicazioni per l’economia regionale».

Gianni Frizzo ha ricordato l’importanza di dare continuità all’esperienza dello sciopero. «Dobbiamo assolutamente continuare a dimostrare che si può avere successo, dal profilo aziendale, ragionando con logiche e criteri ben diversi rispetto ai tagli sul personale. Si può avere successo rivendicando i propri diritti e non assecondando solo i propri doveri.»

Nel corso di un’assemblea dove non sono mancati gli interventi, anche polemici, Gianni Frizzo ha illustrato l’operato della commissione del personale per rendere i rapporti tra personale e azienda più trasparenti e improntati alla fiducia.

Successo importante

«Questa mattina è stata molto impegnativa. Abbiamo infatti appena discusso un accordo con la direzione che riconosce con effetto retroattivo al 1° gennaio i supplementi di tempo che avevamo negoziato dopo lo sciopero per il lavoro a turni e il sabato mattina e che la divisione non voleva più concedere. Adesso hanno finalmente rivisto la loro posizione e dovremmo poter sottoscrivere l’accordo ancora in giornata – ha annunciato non senza una punta d’orgoglio.

Con la sua proverbiale calma e con la sua naturale capacità a ricucire il minimo strappo – senza mai mandarle a dire – Frizzo ha invitato tutto il personale a restare unito e a non innescare una guerra tra poveri. «Guardate che nulla è dato per scontato. Ogni passo compiuto, ogni risultato ottenuto, è una vittoria. » Un appello all’unità che non poteva mancare.

Françoise Gehring