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Il comitato SEV ha discusso la proposta del governo sul finanziamento dei trasporti

Mobility Pricing: sì, ma ...

Il SEV accetta di entrare in materia sul Mobility Pricing, ma solo a determinate condizioni, in particolare per gli aspetti sociali.

Dopo averlo preannunciato anni fa, il Consiglio federale ha pubblicato un voluminoso rapporto per promuovere nel nostro paese la discussione sul Mobility Pricing, (tassa commisurata all’utilizzo dell’infrastruttura e dei servizi nel trasporto privato e pubblico e volta a influenzare la domanda di mobilità). In altre parole: chi utilizza la strada o la ferrovia dovrebbe pagare un prezzo differenziato, in modo da gestire la domanda di trasporto attraverso il prezzo.

Mancanza di unità d’approccio

Il Consiglio federale ha posto quale premessa la volontà di evitare aumenti di tasse. Quelle attuali verrebbero di conseguenza ridotte o soppresse per compensare le nuove, per le quali il governo indica diverse possibilità differenziate tra trasporto individuale e trasporto pubblico. Questo aspetto ha suscitato la prima critica da parte del SEV: se già di parla di Mobility Pricing, si dovrebbe concepire un sistema unitario di imposizione e di sgravi, indipendente dal vettore di trasporto utilizzato.

Il rapporto presenta poi altre lacune importanti: manca qualsiasi riferimento alla nozione di servizio pubblico; presuppone che ognuno possa decidere liberalmente quando mettersi in viaggio e, infine, non considera in alcun modo il trasporto merci.

Mantenere aperto il dibattito

Queste lacune avrebbero in sé dovuto indurre a respingere il rapporto. La coordinatrice della politica dei trasporti Daniela Lehmann ha tuttavia spiegato al comitato le ragioni in favore di un’entrata in materia: «in linea di principio, non possiamo non giudicare ragionevole il dibattito su una forma futura di finanziamento unitario dei trasporti. Sarà però difficile in futuro motivare la nostra volontà di partecipare alla sua definizione, se ora ci chiamiamo fuori».

Condizioni chiare:

Il comitato ha seguito questa linea, riprendendo anche le richieste del SEV al Consiglio federale per:

  • l’elaborazione di un sistema unitario, per tutti i vettori di trasporto;
  • un’applicazione del Mobility Pricing all’interno di una concezione di servizio pubblico, che preveda un’offerta di base su tutto il territorio a prezzi uguali;
  • l’inclusione del trasporto merci, coerentemente con l’idea fondamentale del Mobility Pricing.
  • una struttura socialmente sopportabile del Mobility Pricing, che tenga conto del fatto che non tutti possono scegliere liberamente quando viaggiare, per esempio a causa degli orari di lavoro e che permetta di evitare l’insorgere di casi di rigore;
  • una considerazione del nesso causale: spesso la necessità di mobilità viene creata da provvedimenti aziendali, come centralizzazioni o trasferimenti. Queste aziende devono quindi essere riprese tra i soggetti considerati, essendo tra le maggiori beneficiarie del-l’offerta di mobilità.

Ulteriore obiettivo

Infine, il SEV chiede che gli obiettivi del Mobility Pricing non si limitino ad un’occupazione uniforme delle infrastrutture, ma che puntino anche ad un trasferimento dell’utilizzazione dal trasporto individuale a quello pubblico.

Peter Moor/red