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Giornata di formazione sev

Tra il bene e il male

La digitalizzazione porta molti cambiamenti nel mondo del lavoro e nella vita privata. Alla giornata di formazione delle donne SEV di quest’anno, le partecipanti hanno parlato di cosa significa questo cambiamento e di come si deve affrontare questa grande sfida.

Dopo le parole introduttive di Lucie Waser, la segretaria sindacale responsabile della parità al SEV e il messaggio di benvenuto della vice presidente Barbara Spalinger, la signora Ute Klot - professore presso l’Università di Lucerna – ha elencato i più recenti progressi scientifici in questo settore. Prevede un futuro piuttosto a tinte fosche legato allo sviluppo digitale: l’esplosione di nuove tecnologie di informazione e di comunicazione avrà grandi ripercussioni. Il mondo del lavoro cambierà radicalmente e dobbiamo chiederci quali saranno gli impieghi di cui avremo ancora bisogno in futuro e se determinate mansioni saranno sempre più automatizzate e digitalizzate. La forza lavoro dovrà essere costantemente formata alle novità. Tuttavia i nuovi metodi di apprendimento non saranno accessibili a tutti. Molti si sentiranno sopraffatti. Ragione per cui l’importante è come i datori di lavoro e la società tratteranno queste persone.

Forme di occupazione problematiche

Oltre alle ripercussioni a livello di personale, la digitalizzazione porta con sé anche la sua quota di conseguenze economiche e strutturali. Pertanto, secondo le ricerche, emergeranno nuovi modelli come Uber, Airbnb e Flixbus. Queste nuove attività non si basano sulle tecnologie più recenti, ma funzionano con piattaforme e servizi di condivisione via web. E i perdenti sono i/le dipendenti. «Le nuove forme di lavoro emerse di recente sono spesso molto dolorose», avverte la professoressa Klotz. «Le mansioni sono sempre più spesso oggetto di mandati isolati. Non ci sono più contratti di assunzione, e quindi non ci sono più neppure i contributi versati alle assicurazioni sociali. Così si spalancano le porte al lavoro in nero virtuale». In questo contesto sono importanti le misure di protezione e le misure per colmare le lacune giuridiche. Le autorità politiche, tuttavia, tendono a non preoccuparsi di emanare disposizioni per affrontare questa situazione. La politica, insomma, è in ritardo.

I sindacati sono sollecitati

Forme di lavoro non vincolanti generano una forte pressione per i dipendenti perché da un lato devono dimostrare di essere in grado di agire e d’altro lato hanno paura di non essere in grado di soddisfare requisiti in costante cambiamento. Anche il volume di lavoro è in aumento e il confine tra lavoro e tempo libero non è per nulla chiaro; inoltre i termini di consegna sono sempre più brevi. Con grandi ripercussioni sulla salute dei/delle dipendenti.

La digitalizzazione è ineluttabile, che ci piaccia o no. Ma è importante che i sindacati agiscano per tempo, partecipando alle discussioni e alla definizione di chiare condizioni quadro. «La buona notizia è che il processo di cambiamento non terminerà domani. È determinato dall’umano e quindi ha bisogno di tempo. I sindacati però devono subito essere sul pezzo», continua la professoressa Klotz. Con le nuove forme di impiego, già oggi è più difficile raggiungere i/le dipendenti perché lavorano a casa o in qualsiasi luogo: questa è una vera sfida per i sindacati.

«Per essere in grado di partecipare allo sviluppo di nuove strutture, è necessario conoscere la digitalizzazione e le sue conseguenze. Ecco perché giornate come queste sono importanti» aggiunge Lucie Waser.

Co-decisione: un esempio

Dopo queste spiegazioni scientifiche, Daniela Lehmann, coordinatrice della politica dei trasporti, prende ad esempio il nuovo CCL FFS per mostrare come il SEV sia concretamente coinvolto nella strutturazione del tema della digitalizzazione. Dopo lunghe discussioni, la comunità negoziale ha potuto ottenere, tra l’altro, il diritto di non essere reperibili e il diritto di cercare informazioni durante l’orario di lavoro. Inoltre, un patto per garantire la competitività sul mercato del lavoro nell’era digitale, è stato oggetto di un accordo specifico. Stabilisce cosa succede al personale che non ha familiarità con il mondo digitale. Ad esempio, le FFS offrono (già oggi) impieghi «Anyway» come ultima risorsa. Ciò mira a offrire una possibilità di reinserimento in azienda alle persone interessate. Nel nuovo CCL il numero dei posti dedicati alla reintegrazione è stato aumentato, almeno, da 90 a 100. E i posti di integrazione per i/le dipendenti con profili legati alle loro esigenze, sono passati da 100 a 120 al minimo. La possibilità volontaria di analizzare la propria posizione sul mercato del lavoro è stata pure inclusa in questo accordo.

Durante i negoziati è stato rilevato che alcuni argomenti non possono essere negoziati concretamente nel quadro di un CCL. Ecco perché le parti sociali hanno creato il «Fondo per un cambiamento digitale nell’azienda rispettoso del partenariato sociale». Questo esempio mostra l’importanza della partecipazione di sindacati e membri. Tutti e tutte possono partecipare. Daniela Lehmann ha dunque invitato le donne presenti a trovare il coraggio di annunciarsi per partecipare ai negoziati CCL nella loro azienda. «Abbiamo bisogno di donne nelle comunità di trattativa».

Essere donna: un esercizio di equilibrio

Dopo la pausa pranzo, che ha favorito piacevoli scambi, il programma è proseguito con donne piene di energia. Maya Onken, figlia dell’illustre Julia Onken, ci mette immediatamente davanti al disincanto con le sue parole: «Qualunque cosa tu faccia, è sempre sbagliato!». Si riferisce alla costante critica verso le donne, e spesso formulate da altre donne. Durante la sua presentazione, Maya Onken ha mostrato diverse foto, che hanno raccolto l’approvazione del pubblico. La donna è come una giocoliera cinese che fa girare i piatti sulla punta delle bacchette. «A volte un piatto cade a terra e la donna se la prende. Ma lei può decidere di occuparsi del piatto caduto per terra o di prestare attenzione agli altri piatti che continuano a ruotare», ha spiegato Maya Onken. Oggigiorno con la digitalizzazione e i cambiamenti che richiedono maggiore flessibilità per tutti, le donne sono ancora più colpite. In passato erano responsabili di tre cose: bambini, cucina e chiesa. Oggi le cose non sono cambiate molto. Sono soprattutto le donne a prendersi cura dei bambini, se non altro per ragioni biologiche. Le pulizie e la cucina sono solitamente a carico delle donne. Per alcune la chiesa è stata sostituita da funzioni di volontariato o da compiti di cura estesi a tutto il vicinato. Ancora una volta sulle spalle delle donne.

Ma oggi le donne hanno una quarta cosa che le occupa: lavoro e carriera. «Le donne sono costantemente messe alla prova, devono sempre dimostrare di più dei loro colleghi maschi. E oggi devono profilarsi bene, soprattutto in considerazione della svolta digitale», ha messo in guardia Maya Onken. Spesso però le donne tendono a non preoccuparsi abbastanza delle proprie riserve di energia e della loro salute. «Le donne si prendono cura di tutto tranne di sé stesse. Le donne dicono sempre di sì. Ma devono imparare a dire anche di no. E senza cercare di giustificarsi», ha sottolineato decisa Maya Onken. Che ha concluso così: «Qualunque cosa facciano le donne, va sempre bene».

Scambio analogico sul digitale

Dopo numerosi interventi, Lucie Waser ha dichiarato aperto il «World Café» composto da 6 postazioni di discussione. Si è trattato di uno scambio di esperienze e discussioni molto intense. Queste discussioni hanno mostrato che la digitalizzazione è sinonimo di opportunità ma anche di paure e preoccupazioni. Le partecipanti si sono comunque dette consapevoli che è importante per loro prendere le distanze e immagazzinare sufficiente energia per affrontare le sfide del futuro. Ovvio che le discussioni sulla digitalizzazione e le donne, non fanno che cominciare.

Chantal Fischer