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Assemblea delle lavoratrici del Call Center a Lugano

Noi siamo una risorsa

Amareggiate, preoccupate ma per nulla rassegnate. Le donne del Call Center di Lugano attendono di conoscere in quale servizio saranno ricollocate, dopo che le FFS hanno deciso di trasferire nella sede centrale di Briga le attività degli uffici di Zurigo, Ginevra e Lugano concernenti le informazioni per i viaggiatori. Il SEV rivendica che queste donne non siano considerate un esubero, bensì una risorsa.

Votata all'unanimità la risoluzione delle donne del Call Center

28 gennaio 2010: ci sono praticamente tutte all’assemblea sindacale. Ascoltano attentamente, con grande senso di responsabilità, ma fanno anche sentire la loro voce. «Le FFS hanno assicurato che nessuna di voi sarà trasferita a NOA. A tutte – ricorda Angelo Stroppini, segretario sindacale – sarà offerto un impiego alternativo nelle rispettive zone di vendita. Noi sappiamo che voi non costituite un esubero, ma rappresentate una risorsa che il SEV intende tutelare.» Parole chiare che non riescono però a fugare né le legittime preoccupazioni, né i dubbi per un provvedimento incomprensibile vista la qualità delle prestazioni offerte finora.

Nel mulino del risparmio
«È vero – osservano le operatrici del Call Center – ci assicurano un impiego alternativo. Ma come? Dove? Non sappiamo molto di più e l’orizzonte davanti a noi non è per nulla chiaro.» «Sono più importanti le carrozze delle persone» esclama una di loro. E come darle torto, visto che il personale è di nuovo chiamato a passare alla cassa, comunque vadano le cose. È pesante, per chi lavora da anni con grande professionalità e grande senso di responsabilità, rendersi conto che il servizio finora offerto alla clientela non viene considerato per la qualità; viene anzi spedito nel mulino dei risparmi per essere macinato. «Non vogliamo che si speculi su provvedimenti di collocamenti azzardati, commenta Stroppini. Il sindacato sa che ognuna di voi rappresenta una risorsa. È nell’interesse stesso delle FFS coltivare la qualità per salvaguardare l’immagine.»

Schiaffo all’italianità
Immagine, appunto, che con questa decisione certamente non brilla. Poiché la soluzione di trasferire il servizio da Lugano a Briga, rappresenta uno schiaffo alla Svizzera italiana e all’italianità, patrimonio culturale e identitario del nostro Paese. Forse un dettaglio che le FFS faticano a tenere in considerazione.
Molte, moltissime le proteste della clientela ticinese e italofona, che si sente offesa per tanta scarsa considerazione. «Non si tratta solo di una questione di lingua – precisa giustamente una donna del Rail Service FFS – si tratta anche di conoscere la cultura e le abitudini della clientela Svizzero italiana, che noi ormai conosciamo e serviamo da anni.» «Abbiamo l’impressione – aggiunge un’altra – che non considerino minimamente il nostro lavoro di consulenza. È normale che gli acquisti dal Ticino devono passare da Briga?» «C’è poi l’aspetto riguardante internet – suggerisce un’altra. Internet non sostituisce la consulenza e l’assistenza telefonica, che stabilisce un rapporto dinamico e intelligente con la clientela.»
Angelo Stroppini è perfettamente consapevole della professionalità delle dipendenti che lavorano al Call Center di Lugano. Parlano tutte diverse lingue, hanno molta esperienza, conoscono bene la regione in cui lavorano e la realtà di tutta la Svizzera. E, soprattutto, amano il loro lavoro. Proprio per questo il SEV farà di tutto affinché le dipendenti trovino un impiego alternativo, come assicurato dalle FFS. Un dato certamente non da sottovalutare in un contesto economico caratterizzato da una grande fluttuazione sul mercato del lavoro.

Votata una risoluzione
Al termine dell’assemblea, le donne hanno votato una risoluzione in cui si chiede che l’importante bagaglio di esperienze e capacità professionali del personale venga tenuto in considerazione e valorizzato dalle FFS, con posti di lavoro attrattivi e per un miglior servizio alla clientela. Si chiede inoltre che si contrasti il processo di smantellamento dell’offerta alla clientela di questi ultimi anni, che si traduce con la continua riduzione degli orari di presenza agli sportelli delle biglietterie. La risoluzione chiede infine di valutare se alcuni servizi di Call Center, nell’ottica di un miglior servizio alla clientela non possano essere svolti nella sede di Lugano (Business to business – Back Office).
La crisi – che le donne pagano sempre a prezzi più alti – può servire anche a questo: ritrovare la forza di lottare e tessere con maglie più fitte il legame di solidarietà tra colleghe di lavoro.

Françoise Gehring