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rapporto del consiglio federale sulla parità

Enormi disuguaglianze di genere

Sciopero nazionale delle donne del 14 giugno a Bellinzona. Foto: Patrizia Pellandini Minotti.

Per la prima volta in Svizzera è stato calcolato il divario retributivo di genere complessivo (in inglese Gender Overall Earnings Gap, GOEG) e, rispetto agli altri Paesi europei, lo scarto è piuttosto alto tra i generi. Quindi, sia le donne ancora attive professionalmente , sia quelle in pensione, hanno a disposizione meno soldi rispetto agli uomini, una situazione che con la riforma AVS21 non farà che peggiorare.

Il Consiglio federale ha approvato recentemente il rapporto sulle differenze di reddito tra uomini e donne, confermando di fatto l’esistenza di una disparità delle rendite a scapito delle donne. Negli ultimi otto anni, infatti, i salari delle donne, non solo sono rimasti più bassi di quelli degli uomini, ma il divario è addirittura aumentato, arrivando a oltre un terzo. Il rapporto evidenza in particolare due problematiche: la prima riguarda la quota di lavoro a tempo parziale e il divario retributivo di genere complessivo; la seconda le differenze pensionistiche di genere.

Il divario salariale

Nel 2018 il divario retributivo di genere complessivo (GOEG) per la Svizzera era del 43,2 %, questo significa che il reddito delle donne, per tutte le ore lavorate tra i 15 e i 64 anni, era inferiore del 43,2 % rispetto a quello degli uomini, questo anche se in media il numero di ore lavorate è lo stesso per i due generi. Le ragioni sono da un lato il fatto che il lavoro non remunerato (cura della casa, dei figli e dei famigliari bisognosi) è svolto principalmente dalle donne, e dall’altro i salari più bassi percepiti da queste ultime.

Salari inferiori sia a causa di pure discriminazioni di genere, sia come conseguenza di scelte professionali, formative e di carriera diverse tra uomini e donne, spesso ancora dettate da presunte attitudini attribuite all’uno e all’altro genere (ad esempio le professioni ritenute femminili sono quelle con le paghe più basse e le condizioni quadro più sfavorevoli; capita ancora che a una donna venga rifiutato un avanzamento di carriera perché lavora a tempo parziale; …).

Pensioni più basse del 34 %

Salari bassi si traducono in rendite AVS basse e perciò il problema si acuisce al momento della pensione: nel 2020 il divario pensionistico di genere si attestava al 34,6 % (a scapito delle donne) e la rendita complessiva annuale di tutti i pilastri della previdenza vecchiaia era in media di 18 924 franchi inferiore a quella degli uomini. In concreto, spiega l’USS, se le donne percepiscono mediamente una rendita mensile totale di 2986 franchi, per gli uomini questa è invece di 4563, vale a dire una differenza di 1577 franchi ogni mese per tutto il pensionamento (situazione invariata dal 2014).

Secondo il rapporto approvato dal Consiglio federale, se per il primo pilastro (AVS) le donne ricevono in media pensioni leggermente più alte degli uomini, spesso non ricevono rendite dal secondo pilastro (le riceve il 49,7 % delle donne, contro il 70,6 % degli uomini) e quando le ricevono, sono mediamente di circa il 47 % più basse di quelle degli uomini.

Una situazione già penosa, non solo per le donne, ma anche per quelle coppie che si sono suddivise più equamente il lavoro retribuito e quello non retribuito lavorando entrambi a tempo parziale, e che non farà che peggiorare con AVS21. Inoltre, a poche settimane dalla votazione, il Consiglio degli Stati ha rimandato a data da convenire la riforma del secondo pilastro e le relative promesse di miglioramento per le rendite delle donne, che dovranno quindi accettare a scatola chiusa gli eventuali cambiamenti previsti in questo ambito da AVS21.

Veronica Galster
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