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Dalla cassa pensioni alle trattative CCL: presso le FFS vi sono numerose questioni importanti in sospeso

«Il sistema salariale deve essere equo e non solo moderno»

In questa intervista, il vicepresidente Manuel Avallone parla dei grandi problemi che tormentano le FFS e del loro atteggiamento nei confronti dei sindacati, che giudica problematico e suscettibile di portare ad una radicalizzazione che ostacolerebbe la ricerca di soluzioni.

Il vicepresidente del SEV Manuel Avallone alla manifestazione delle donne a Berna

contatto.sev: Settimana scorsa sono arrivate decisioni importanti, come il messaggio sulla cassa pensioni da parte del Consiglio federale e quella del tribunale arbitrale. Sei un po’ sollevato?

Manuel Avallone: No, assolutamente. Le cose non sono molto più chiare. Le indicazioni contenute nel messaggio inviato finalmente al Parlamento non ci piacciono per niente, né ci soddisfa la decisione del tribunale arbitrale, in quanto non porta alcun miglioramento durevole. I dipendenti devono far fronte ad una perdita del potere d’acquisto, mentre i manager intascano bonus considerevoli. È una cosa perversa.

Restano dunque punti aperti?

Le casse pensioni restano un problema importante, che richiederà tutto il nostro impegno.

Cosa ti dà maggiormente da pensare?

I rapporti generali con le FFS, nei quali constatiamo un cambiamento, nel senso che l’azienda ha adottato una linea dura. Molti dirigenti sono appena arrivati alle FFS e non conoscono il tenore dei rapporti delle parti sociali che abbiamo avuto sino ad oggi. Sono convinti di essere i soli ad avere ragione. Ciò porta ad una radicalizzazione delle posizioni delle due parti, che sono convinto vada a scapito dei rapporti tra le parti sociali.

Tu intendi presentare un catalogo di rivendicazioni alle FFS (vedi dossier a pag. 8). Quali sono le richieste principali?

Si sente parlare solo di programmi di risparmio e di richieste dell’azienda: un miliardo dalla Confederazione per la cassa pensioni, un altro per la manutenzione e l’ampliamento della rete e dell’infrastruttura. Ciò crea un’enorme pressione al risparmio sulle FFS, che viene ribaltata sul personale e sulle sue condizioni di impiego. Il nostro catalogo di rivendicazioni vuole lanciare una controffensiva, che permetta di costruire, invece di smantellare: il personale deve poter accedere ad un programma di formazione che gli permetta di far fronte alle nuove esigenze. Si tratta anche di mantenere il know-how in seno all’azienda. Inoltre, chiediamo alle FFS di verificare tutte le possibilità di riaffidare al proprio personale, senz’altro in grado di svolgerli al meglio, i compiti delegati a terzi negli ultimi anni. Vogliamo poi che anche il personale con capacità limitate possa continuare ad avere un posto presso le FFS. Un’azienda di vaste dimensioni come le FFS dovrebbe infine offrire una certa permeabilità tra le carriere, permettendo e favorendo i cambiamenti di professione: perché un manovrista non dovrebbe poter divenire agente del treno? Sono cose che chiediamo di discutere con le FFS e che sono fondamentali per un sindacato.

Qual’è la reazione delle FFS?

Non sono fondamentalmente contrari. Dobbiamo però andare oltre il livello della discussione e poter divenire concreti, attivi e visibili. Vogliamo anche poter contribuire fattivamente con le nostre conoscenze e capacità.

Secondo l’opinione pubblica, le FFS non fanno altro che chiedere: più soldi per la cassa pensioni, per la manutenzione trascurata dell’infrastruttura, per la costruzione di nuove linee e tariffe più elevate. È possibile chiedere anche più personale?

Le FFS sono reticenti ad assumere un atteggiamento deciso nel chiedere più soldi per i loro compiti. Preferiscono stracciarsi le vesti, non da ultimo per indurre una cattiva coscienza al personale e giustificare peggioramenti nelle condizioni di impiego. La logica dell’azienda è questa, mentre la nostra è chiaramente diversa. Siamo e restiamo convinti che le la popolazione si identifichi ancora profondamente con le FFS e per FFS intendo il loro prodotto e il loro personale. Vi è un grande rispetto per le prestazioni delle e dei ferrovieri. Per contro, vi è una scarsissima considerazione per il management, anche per tutte le discussioni sui bonus che si attribuiscono, che al giorno d’oggi appaiono del tutto inappropriati. I top manager non perdono nessuna occasione per mettersi in cattiva luce. Non so se si tratta di una strategia oppure se è solo mancanza di sensibilità.

Da mesi vai ripetendo che queste circostanze sono tutt’altro che ideali per negoziare un nuovo CCL. Sembrerebbe che via sia un’apertura da parte delle FFS, a condizione di poter iniziare a discutere il nuovo sistema salariale. Ti sembra una via percorribile?

Mi sembra un approccio ragionevole, anche se la nostra idea di base era di rinviare tutte le trattative sul CCL FFS di un anno, a causa della somma di circostanze di cui abbiamo già parlato: Cassa pensioni, infrastruttura, senza poi dimenticare il futuro di Cargo, che interessa molte persone. Si tratta di situazioni dal notevole potenziale di conflitto e iniziare le trattative per un nuovo sistema salariale in questo momento appare per lo meno poco opportuno. Di questi tempi, il CCL resta per il personale la sola certezza e le condizioni da esso regolate sono fondamentali per il suo lavoro. Rimettere in discussione pure queste potrebbe essere troppo, per cui ci sembra ragionevole utilizzare quest’anno per negoziare il sistema salariale, per il quale anche noi abbiamo del resto alcune rivendicazioni: esso dovrà essere equo e non solo moderno. Un accordo su di esso permetterebbe di disporre del nuovo sistema e di poi concordare la durata di tutto il CCL. Resta comunque una via difficile e faticosa.

Il personale teme però che le FFS con il nuovo sistema salariale vogliano ottenere nuove misure di risparmio. Ti senti di tranquillizzarlo?

No! Sappiamo che le FFS sono convinte che i livelli di funzione inferiori guadagnino troppo, quelli intermedi siano retribuiti correttamente e quelli superiori troppo poco. Se le FFS dovessero portare avanti una idea di ridistribuzione delle risorse, il conflitto sarebbe inevitabile. La nostra conferenza CCL ha infatti ribadito a chiare lettere che non accetterà una ridistribuzione dal basso all’alto. Le nostre rivendicazioni vanno in direzione totalmente opposta a quelle delle FFS e non siamo disposti ad accettare un compromesso qualsiasi.

Come vedresti tu un nuovo sistema salariale?

Io vorrei un sistema equo, trasparente e in grado di illustrare chiaramente le singole evoluzioni salariali, in modo che ognuno sappia cosa lo aspetta. Esso deve poi escludere l’attuale sistema di gestione della massa salariale tramite la valutazione del personale, che rende quest’ultima una farsa. Noi pensiamo infatti che la valutazione debba servire alla evoluzione del personale e non alla gestione della massa salariale. Se le FFS vogliono onorare le prestazioni, devono liberare ulteriori mezzi, altrimenti i soldi per questa componente al merito vengono semplicemente sottratti ad altri, che evidentemente percepiscono ciò come un’ingiustizia. Siamo convinti che il personale voglia lavorare per le FFS perché gli piace la ferrovia e il sistema che essa comporta e non abbia bisogno di stimoli finanziari che costituiscono un incentivo sbagliato, come hanno dimostrato le banche. Le FFS devono essere in grado di attirare persone disposte ad impegnarsi e non cacciatori di bonus. Chi non è soddisfatto, può sempre cercar fortuna nel settore finanziario. Il personale vuole un buon ambiente per poter svolgere un buon lavoro, ricevendo un salario adeguato, che non dipende da incentivi artificiosi e manipolabili che rendono tutto il sistema arbitrario ed iniquo.

Per il prossimo anno rimarranno però il sistema salariale e le modalità di trattativa attuali?

Le prossime trattative salariali saranno basate sul sistema attuale, in quanto quello nuovo non è ancora definito. Dovremo quindi dapprima verificare l’evoluzione in atto e poi presentare le nostre rivendicazioni, probabilmente un po’ più tardi di quanto avviene quest’anno, in quanto vi sono sempre cambiamenti.

Il Tribunale arbitrale quest’anno ha respinto un aumento generalizzato di stipendio. Come pensi di agire per le prossime?

Le nostre richieste tengono sempre conto di tre fattori: la situazione economica dell’azienda, l’evoluzione del mercato del lavoro e il costo della vita. Il tribunale ha condiviso solo la nostra valutazione sulla situazione della azienda, ritenendo che le FFS stanno bene. Siamo invece delusi della valutazione operata nei confronti del costo della vita e della situazione del mercato del lavoro. Mi irrita che il tribunale abbia accolto una perdita del potere d’acquisto dei 27 000 dipendenti nella consapevolezza che l’azienda appartiene alla Confederazione. Noi abbiamo sostenuto che la Confederazione in queste circostanze deve astrarsi dalle logiche di mercato e operare in modo anticiclico, dando un segnale importante anche al resto dell’economia.

Sinora abbiamo parlato solo di difficoltà nei confronti delle FFS. Non vi è alcun aspetto positivo?

Abbiamo numerose questioni aperte, per le quali ci sforziamo di trovare soluzioni. In alcuni casi, ci riusciamo, come per l'accompagnamento dei treni Lyria, per il quale abbiamo potuto concretizzare le nostre richieste. Va anche rilevato che le FFS stanno aumentando il loro personale, nell'accompagnamento dei treni e sulle locomotive. Ciò si ripercuote positivamente anche sulla evoluzione dei nostri membri. È un aspetto che mi fa particolarmente piacere, in quanto sono convinto che in futuro avremo bisogno del sostegno di tutti.

Intervista: Peter Moor/gi