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Officine di Bellinzona

Bellinzona: le trattative cozzano contro il muro incomprensibile delle FFS

Dopo più di 24 ore di negoziato, sull’arco di tre giorni, la situazione relativa alle Officine di Bellinzona non si sblocca. La delegazione sindacale e la direzione delle FFS non sono riuscite a trovare un accordo. 

In discussione vi sono stati soprattutto tre argomenti: l’organizzazione di una «tavola rotonda» auspicata dal consigliere federale Moritz Leuenberger, il futuro della manutenzione dei carri e le prospettive per quella delle locomotive.

La necessità di una «tavola rotonda» che riunisca i principali protagonisti della vicenda (FFS, sindacati, Governo ticinese e Confederazione) appare evidente a tutti. Unanime è poi la convinzione che essa permetterebbe di presentare fatti e cifre in modo chiaro ed esauriente, anche perché finora le FFS non hanno brillato in quanto a trasparenza nell’informazione.

Per quanto attiene alla futura manutenzione dei carri, i sindacati hanno riconosciuto che occorre allargare la discussione alle modalità di farvi partecipare ditte private, naturalmente con riserva di negoziare successivamente le condizioni retributive.

Ma la pietra d’inciampo resta la questione delle locomotive, visto come le FFS si rifiutino ostinatamente, nonostante le insistenze dei sindacati e del Governo ticinese, di dire chiaramente se intravedono un futuro per Bellinzona. La posizione delle FFS può esser condensata nella frase “È tutto da ridiscutere, dalla A alla Z”. Si può certo capire che gli scioperanti di Bellinzona, ai quali meno di un anno fa la direzione di Cargo assicurava un futuro, lodando la qualità del loro lavoro, non la pensino allo stesso modo. D’accordo per una discussione aperta sui termini dei lavori da svolgere, delle macchine da sottoporre a manutenzione e persino del numero di posti di lavoro, sostengono unanimi sindacati e governanti ticinesi. Ma la premessa dev’essere la volontà delle FFS di mantenere a sud delle Alpi una struttura destinata alla tecnologia delle locomotive.

È incomprensibile che questa dimostrazione di buona volontà, sola in grado di sbloccare la situazione, venga respinta dalle FFS, quando per il resto la controparte ha dato prova di apertura.

Una simile intransigenza non è ammissibile da parte di un’azienda pubblica, apertamente criticata durante il recente dibattito al Consiglio nazionale per la sua cattiva gestione passata, la mancanza di trasparenza e di strategie. FFS Cargo ha dato prova di troppo dilettantismo in passato, per fare sì che la sua direzione ora possa rifiutare il dialogo.

Il sindacato SEV rimane aperto e continuerà a partecipare alle discussioni con le FFS. Ma è ora e tempo che queste facciano i passi avanti necessari per sbloccare la situazione.