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comitato SEV

Sì unanime alla protezione del clima

Il Comitato SEV si è riunito il 28 aprile per discutere questioni sindacali attuali, fra le quali il recente rapporto della Commissione di verifica della gestione SEV (CVG). I membri del Comitato hanno inoltre definito le raccomandazioni di voto per l’appuntamento con le urne del 18 giugno: sì alla legge sul clima, no all’imposizione minima OCSE e sì alla legge COVID-19.

Il presidente della CVG, Urs Frank, si è detto molto soddisfatto del lavoro fatto dal SEV lo scorso anno. La procedura di selezione per la successione di Giorgio Tuti si è svolta in maniera molto trasparente, secondo la CVG, che si congratula per la sua nomina con il neopresidente Matthias Hartwich. La Commissione di revisione avanza anche critiche su alcuni punti. Essa auspica ad esempio che sia riservato più tempo per le trattative salariali e raccomanda al SEV di intraprendere in anticipo i negoziati. Formula poi alcune proposte su come ottimizzare l’organizzazione di vari organismi del SEV.

I membri del Comitato SEV hanno detto un «sì» unanime alla legge sulla protezione del clima, la cui denominazione ufficiale è «Legge federale sugli obiettivi in materia di protezione del clima, l’innovazione e il rafforzamento della sicurezza energetica.» Essa definisce gli obiettivi in materia di protezione climatica, ossia la riduzione delle emissioni di gas serra del 75 percento entro il 2040, con un impatto nullo (saldo netto pari a zero) entro il 2050. Saldo netto pari a zero significa che non saranno immessi nell’atmosfera più gas serra di quelli che potranno essere catturati mediante la loro riduzione tecnica o naturale. Consiglio federale e Parlamento intendono raggiungere questo obiettivo attraverso misure nei settori edifici, trasporti e industria.

La legge sul clima è utile anche ai TP

Allo scopo di ridurre le emissioni di gas serra nel settore del traffico, si dovranno incentivare i trasporti pubblici e il trasferimento del traffico merci dalla strada alla rotaia. In altre parole, il settore rappresentato dal SEV non sarà solo particolarmente interessato dalla nuova legge, ma potrà contribuire in modo sostanziale alla realizzazione di questo ambizioso obiettivo.

Oltre agli obiettivi di riduzione, la legge sulla protezione del clima fissa anche incentivi finanziari, ad esempio per la sostituzione degli impianti di riscaldamento. Beneficeranno di un sostegno finanziario coloro che passeranno dagli impianti di riscaldamento alimentati da vettori energetici fossili, come nafta o gas, a sistemi rispettosi del clima. Questo renderà tale cambiamento anche più socialmente accettabile. In futuro i proprietari di case non potranno semplicemente ribaltare sui loro inquilini gli elevati costi d’investimento per il riscaldamento. Va inoltre ricordato che, di regola, riscaldare con vettori energetici rispettosi del clima è anche più economico. Significa che grazie alla nuova legge le abitazioni potrebbero addirittura diventare meno care.

Un altro incentivo andrà invece alle imprese che cambieranno i loro procedimenti e investiranno in tecnologie innovative, rispettose dell’ambiente. Anche in questo caso la Confederazione verserà importi in denaro. I premi alle aziende innovative contribuiranno a loro volta a creare posti di lavoro. Dunque, anche dal punto di vista sindacale vale assolutamente la pena sostenere la legge sulla protezione del clima.

Attuazione sbagliata

Il Comitato SEV ha invece detto «no» all’imposizione dei grandi gruppi di imprese. Di per sé l’imposizione OCSE è una buona idea: le imprese che generano una cifra d’affari annua di oltre 750 milioni di franchi dovranno pagare almeno il 15 percento di imposte sugli utili. Il problema è che al momento molti grandi gruppi aziendali non pagano tasse, o ne pagano poche, laddove fanno grossi guadagni. Questo perché spostano i loro utili nei cosiddetti paradisi fiscali. Anche la Svizzera è un Paese che approfitta di questo meccanismo, in particolare i Cantoni fiscalmente più attrattivi come Zugo e Basilea città.

Grazie all’imposizione minima, voluta dall’OCSE, si dovrà fare in modo che più risorse finanziarie vadano a beneficio di tutti invece di finire nelle tasche di pochi ricchi. Purtroppo nell’attuare la legge il Parlamento svizzero ha messo gli interessi dei grandi gruppi davanti a quelli della popolazione. Invece che per i compiti della Confederazione, il denaro dovrebbe andare ai Cantoni che avranno minori entrate a causa della riforma fiscale, ossia Zugo e Basilea città. Questi Cantoni potranno poi investire il denaro come vogliono, ad esempio per ridurre le tasse sul reddito. In altre parole, a beneficiarne alla fine sarà ancora chi sta già bene, ossia con tutta probabilità i manager di questi grandi aziende, che in realtà si vorrebbero tassare maggiormente.

Il SEV non è di principio contro l’imposizione OCSE, chiede piuttosto che si torni a discuterne in Parlamento. Con un «no» dunque non si respingerà una legge, ma verrà rispedita al mittente una legge che oggi si ritiene pessima. Si potrebbe così arrivare a un’attuazione più sociale dell’imposizione OCSE, perché che la legge debba essere introdotta, non si discute.

Il Comitato SEV ha poi votato senza opposizioni anche la modifica della legge COVID-19, che prevede varie misure per far fronte alla pandemia da COVID-19, qualora essa dovesse ripresentarsi.

Michael Spahr

Commento di Michael Spahr, responsabile delle comunicazioni

I ghiacciai si sciolgono, gli smottamenti aumentano, le foreste bruciano … il cambiamento climatico antropogenico è ogni anno più evidente: è innegabile, ormai. È giunto il momento di fare marcia indietro, specie nella politica dei trasporti. Ecco perché il consiglio di amministrazione del SEV sostiene in tutto e per tutto la nuova legge sulla protezione del clima.

Si voterà il 18 giugno. Diversamente dalle proposte passate, fallite alle urne, questa norma non si prefigge di far pagare di più i cittadini, ma di ricompensarli qualora adottino misure per la protezione del clima.

Per esempio, chi sarà disposto a sostituire l’impianto di riscaldamento a gasolio o a gas, costoso e inquinante, con uno basato su fonti di energia pulite, riceverà un sostegno finanziario. Quello che un tempo era un investimento gravoso, ora sarà di gran lunga più economico. Grazie ai costi di esercizio ridotti e all’ammortamento rapido, sul medio periodo i nuovi impianti costeranno di meno. Un bel vantaggio sia per i proprietari degli immobili sia per gli affittuari.

Ora, perché questa legge è una bella opportunità anche per la nostra politica dei trasporti? Perché prevede che la Svizzera raggiunga la neutralità climatica entro il 2050. A tal fine serviranno dei cambiamenti, nel riscaldamento, nell’industria e anche nei trasporti. La legge sulla protezione del clima obbliga la Confederazione a investire in trasporti ecosostenibili. Un obiettivo impossibile da raggiungere senza passare dalle strade alle rotaie e dai mezzi privati a quelli pubblici.

Da dove arriverranno i soldi? Dalle casse federali. I fondi per delle misure del genere ci sono, ma bisogna indirizzare il discorso politico in maniera tale che il denaro pubblico si orienti al bene collettivo.

Insomma, il 18 giugno non dobbiamo solo dire «sì» alla legge sulla protezione del clima, ma anche dire «no» alla riforma fiscale dell’OCSE che, nata per rafforzare il bene comune a livello globale, è infatti stata completamente stravolta dal nostro Parlamento. Approvarla significa avvantaggiare ancora una volta le grandi multinazionali – i principali responsabili del cambiamento climatico.

Niente scuse: il 18 giugno bisogna andare alle urne.

Commenti

  • Pantet Jean-Michel

    Pantet Jean-Michel 09/05/2023 10:54:13

    Bonjour cher comité,

    En regard ce que le président de l'OMS a communiqué que l'épidémie du Covid-19 dans le monde est terminée. Vous auriez dû donner comme recommandation de vote, annoncé que vous soutenez le NON au référendum dans notre pays. Ceci est mon opinion.