NLM

La guardia sindacale rimane alta

Il valore del lavoro e il valore di chi quel lavoro lo garantisce con competenza e professionalità, è stato al centro della vertenza NLM che si è conclusa con la ripresa del lavoro dopo venti giorni di sciopero. Uno sciopero che, come noto, è giunto al termine grazie ad un accordo (presentato sabato 15 luglio nel corso di una conferenza stampa) tra il Canton Ticino – che ha funto da mediatore – , le tre sigle sindacali e con la partecipazione del comune di Locarno.

Umiliati dal datore di lavoro che li ha licenziati con un colpo di spugna come fossero anonime pedine sulla scacchiera del futuro consorzio - pensato e portato avanti in totale opacità - i dipendenti NLM del bacino svizzero del Lago Maggiore sono usciti da venti giorni di sciopero sicuramente stanchi e logorati, ma più forti di prima. Non a caso i segretari sindacali Angelo Stroppini (SEV), Lorenzo Jelmini (OCST) e Gianluca Bianchi (UNIA) hanno parlato di una lotta dal fortissimo valore simbolico. Una lotta che servirà di esempio ad altri.

Archiviata questa prima fase della vertenza, se ne apre inevitabilmente un’altra poiché il Consorzio che dovrà garantire la piena occupazione delle persone licenziate con gli attuali salari (per un anno grazie alla garanzia cantonale e del comune di Locarno) è ancora tutto da costruire. Come è tutto da negoziare il Contratto collettivo di lavoro imposto dal Cantone.

Nella prosecuzione della vertenza, portata avanti congiuntamente dai tre sindacati SEV, UNIA e OCST con una chiara unità di intenti - perché al centro c’è sempre stato e sempre ci sarà l’esclusivo interesse dei lavoratori e delle lavoratrici - si inserisce un elemento di grande rilevanza: al di là della citata compattezza del fronte sindacale– nonostante gli avvilenti tentativi di sgretolarlo e di delegittimarlo - spicca l’unità delle maestranze che hanno dimostrato coraggio, determinazione e dignità.

Questa configurazione permette l’avvio di un percorso sindacale partecipativo in cui le maestranze continuano ad essere parte centrale e attiva: attraverso regolari assemblee, incontri, scambi di informazioni. Perché anche nella considerazione del lavoro c’è bisogno di una svolta culturale, che sappia valorizzare il grande capitale personale e sociale, oltre che economico, che si esprime nel lavoro.

Il Contratto collettivo di lavoro (CCL) sarà pertanto solo uno degli strumenti per garantire i diritti. Ben sapendo che un CCL si misura non solo nella capacità di negoziazione, ma anche e soprattutto nella stesura di chiare rivendicazioni che partono dalle esigenze e dalle conoscenze dei dipendenti.
I lavoratori e le lavoratrici conoscono benissimo il lago, hanno acquisito una grande esperienza nella pratica quotidiana della loro professione. Perciò disegnare a tavolino il futuro della navigazione senza fare capo a queste preziose risorse, è davvero segno di miopia.

Sarà pertanto compito dei tre sindacati integrare questo know-how – parolina magica ripetuta in questa vertenza quasi come un mantra – nelle future discussioni, in cui dovranno essere regolarmente coinvolti in virtù del principio di trasparenza preteso dal Canton Ticino nel suo ruolo di mediatore e garante. La guardia sindacale rimane pertanto altissima.

Del resto, come spiegato da Angelo Stroppini nel corso della conferenza stampa di sabato 15 luglio, «siamo di fronte ad una vertenza anomala. Anomala perché manca il datore di lavoro con cui confrontarci su una serie di elementi che definiscono il rapporto di lavoro, tra cui ovviamente i salari, che sono centrali e il cui livello attuale è stato garantito per un anno grazie al Cantone e al comune di Locarno. Non è ammissibile – ha sottolineato Stroppini - che il costituendo consorzio, che beneficerà di denaro pubblico per la linea Locarno-Magadino, avvii la propria attività facendo dumping sui salari».

Lorenzo Jelmini ha dal canto suo evidenziato la dimensione politica della vicenda: «Se si è arrivati al punto di usare la legittima arma dello sciopero, garantita anche dalla nostra Costituzione svizzera, è perché i lavoratori sono stati messi con le spalle al muro. Lavoratori che non meritavano di certo la sorte che è stata loro serbata. Con lo sciopero hanno potuto difendere anche i loro stipendi, grazie ai quali possono vivere in questo cantone insieme alle loro famiglie. E fa specie che un solo comune, quello di Locarno, ha dimostrato senso di responsabilità nel voler costruire, insieme al Consiglio di Stato, una soluzione sostenibile per uscire dalla crisi».

Il comportamento delle maestranze è stato senza dubbio molto più dignitoso rispetto a quello di certi politici, più interessati a calare sentenze che ha preoccuparsi concretamente di trovare una soluzione. Per questo i ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso possibile l’uscita dalle secche (a cominciare dal Consiglio di Stato, dal suo presidente Manuele Bertoli fino al Municipio di Locarno rappresentato dal sindaco Alain Scherrer), sono particolarmente sentiti.

Gianluca Bianchi ha infine magistralmente sintetizzato lo spirito delle maestranze: «34 marinai, 34 cuori che hanno vinto una lotta difficile grazie a tanto coraggio e a tanta determinazione. Il pane che potranno continuare a garantire alle loro famiglie avrà per sempre il sapore della dignità».

Per ulteriori informazioni:
Angelo Stroppini SEV 079 479 05 63
Gianluca Bianchi UNIA 079 786 78 10
Lorenzo Jelmini OCST 079 298 85 45