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La decisione sul risamento della cassa pensione FFS non è sufficiente

La Confederazione non regola pienamente i suoi debiti

Il SEV è deluso dal Consiglio federale per la sua decisione, insufficiente, di sottoporre al Parlamento la variante media per il risanamento della cassa pensioni FFS. Agendo in questo modo, la Confederazione adempie solo parzialmente al suo obbligo di un corretto finanziamento dell’istituto.

Il Consiglio federale aveva posto in consultazione quattro varianti. Le parti direttamente interessate (FFS, cassa pensioni FFS e sindacati) erano unite nel parere che solo quella massima, con un importo di 3,4 miliardi, adempiesse ai canoni di un corretto rifinanziamento. Se il Consiglio Federale non propone che una soluzione mediana di 1148 milioni di franchi, significa che la Confederazione ha meno considerazione per i collaboratori attivi e i pensionati delle FFS a confronto di quelli dell’amministrazione e delle altre ex regie della Confederazione. Perlomeno, il Consiglio Federale ha riconosciuto che la variante minima di 662 milioni sarebbe stata assolutamente insufficiente.

«Non vogliamo regali, come quelli fatti all’UBS, ma solo che la Confederazione paghi i suoi debiti», precisa il presidente del SEV Giorgio Tuti. Il Sindacato ribadisce la sua richiesta di un corretto finanziamento della cassa pensioni: «contiamo adesso sul Parlamento che ci aiuti alfine di ottenere giustizia », ha spiegato Tuti. Il SEV continuerà a battersi con tutti i mezzi per una soluzione corretta. Personale e aziende hanno già dato il loro contributo. Ora spetta alla Confederazione.

Per ottenerlo, vi sarà anche la pressione della strada. Il SEV ha lanciato un appello a tutti i suoi membri a partecipare ad una manifestazione indetta il prossimo sabato 19 settembre per rivendicare una soluzione corretta per le due casse pensioni FFS e A scoop. Più che a seguito della crisi finanziaria, è la mancanza di un finanziamento corretto a mettere i due istituti di previdenza in difficoltà, per risolvere le quali attivi e pensionati hanno dovuto accettare negli ultimi anni aumenti di contributi, peggioramenti di prestazioni e la mancata compensazione del rincaro sulle rendite.

Per il SEV, è inoltre incomprensibile che il Consiglio federale non abbia per il momento previsto alcun intervento in favore dell’Ascoop, nonostante abbia ricevuto un chiaro incarico in tal senso dal Parlamento, quando ha respinto la riforma 2 delle ferrovie chiedendo un nuovo progetto che contemplasse anche questo aspetto.

Il problema dell’Ascoop è stato riconosciuto anche dalla commissione finanze del Consiglio nazionale, che lo vuole affrontare prossimamente, per evitare possibili procedure di fallimento di aziende di trasporto, minacciate dalla necessità di risanamento.