| Comunicati stampa

La posizione del SEV sul risanamento delle casse pensioni FFS e Ascoop

La Confederazione non può sottrarsi alle sue responsabilità

Il sindacato dei trasporti SEV si esprime chiaramente a favore della variante massima per il risanamento della cassa pensione delle FFS. Soltanto così la Confederazione farebbe in modo che i suoi ex dipendenti vengano trattati correttamente in materia di previdenza professionale. Il SEV si attende una partecipazione della Confederazione anche per la cassa pensioni Ascoop.

Anche se gli ambienti economici non ne vogliono sentir parlare, la Confederazione nel 1999 ha dato la sua parola alle FFS, ma non l’ha mantenuta. Il finanziamento della cassa pensione delle FFS non va considerata un’elemosina, bensì un dovere che per il SEV non può essere rimesso in discussione. Sia dal profilo del modo di finanziamento preso in considerazione a suo tempo, sia da quello dell’uguaglianza di trattamento del personale federale e di quello delle aziende autonomizzate, la Confederazione oggi non può sottrarsi al suo dovere di risanare totalmente la cassa pensioni delle FFS. Non soltanto Publica, la CP della stessa Confederazione, bensì anche quelle di Swisscom, della Posta, di Skycare e di Ruag sono state trattate meglio di quella delle FFS.   Ecco perché per il SEV può essere presa in considerazione solo la variante 1, che prevede la partecipazione della Confederazione per circa 3 miliardi. “Qualsiasi altra variante non risolverebbe i problemi della cassa e presto o tardi verrebbero avanzate nuove richieste”, ha affermato il vice-presidente SEV Giorgio Tuti.

Nella sua risposta alla consultazione, esauriente e ampiamente motivata, il SEV ha chiaramente fatto presente al Consiglio federale che non vi sono argomenti politici che inficino la richiesta di risanamento della CP delle FFS. Nonostante i grossi contributi forniti dagli assicurati attivi, dai pensionati e dall’azienda, inspiegabilmente il proprietario nicchia. Incomprensibile è pure la lunga tergiversazione del Dipartimento delle finanze.

Molta delusione fra il personale

Il SEV mette poi in guardia dai pericoli che nascerebbero, qualora la Confederazione non facesse fronte ai suoi doveri: il malumore fra il personale per la situazione della CP è già oggi elevato; se gli si chiedessero ulteriori sacrifici, la soddisfazione dei dipendenti cadrebbe ad un livello molto basso, cosa che lo stesso Consiglio federale ha stigmatizzato per anni… I beneficiari di rendite, che hanno visto sfumare nel nulla le promesse di compensazione del rincaro, subiscono le gravi conseguenze della perdita del potere d’acquisto, mentre costatano amaramente che i loro colleghi affiliati alla CP della Confermazione ottengono per contro la compensazione del rincaro.

Per le FFS sarebbe disastroso doversi sobbarcare il versamento di altri miliardi alla CP. Le conseguenze per l’offerta di trasporto pubblico sarebbero gravi e la Confederazione sarebbe costretta ad intervenire direttamente, ad esempio per finanziare l’acquisto di materiale rotabile. Questo sarebbe in aperto conflitto con la logica di autonomia, che è poi all’origine di questa situazione!

Ascoop: chiaro mandato del Parlamento

In merito alla questione se la Confederazione debba o meno intervenire anche per il risanamento della cassa pensione Ascoop, basta rifarsi alla riforma 2 delle ferrovie, dove il Parlamento ha espressamente chiesto una soluzione anche per essa. Sarebbe irritante costatare che il Consiglio federale non vuol dare seguito a questo mandato. Il SEV reputa fattibile, nel quadro degli aiuti federali alle imprese, provvedere pure al risanamento della cassa pensione e si attende proposte in questo senso.

Direttori delle finanze in fuori gioco

Il SEV non si stupisce certo della posizione assunta da Economiesuisse e dagli ambienti ad essa vicini, bensì – detto senza peli sulla lingua – di quella dei direttori cantonali delle finanze. “È sconcertante che proprio da loro venga la proposta di disattendere il diritto vigente e chiedere ai pensionati di fare altre rinunce”, ha affermato Giorgio Tuti. Il SEV si oppone decisamente a simili propositi e si attende che i politici considerino le persone come essere umani e non solo come fattori di costo.