colpi di diritto

Inidoneità medica alla guida

Il ritiro della patente di guida può costare ad una o un autista di bus il posto di lavoro e ottenerne la restituzione può richiedere molto tempo.

Ruth, da anni autista di bus, ha dovuto richiedere l’assistenza giuridica del SEV a seguito di un incidente della circolazione, da lei causato a seguito di un malore e in cui era rimasto ferito un passeggero. La Polizia le ha subito ritirato la patente e Ruth si è trovata confrontata con due procedimenti suscettibili di compromettere la sua attività professionale: uno penale, per aver causato l’incidente e il secondo amministrativo, che poteva portare al ritiro della patente per inidoneità alla guida. Si è pertanto rivolta al SEV che le ha subito messo a disposizione l’assistenza di un legale di fiducia.

Richiesta una proroga

Il legale ha dapprima richiesto gli atti di Ruth al medico curante e all’ospedale in cui era stata in un primo tempo ricoverata e una proroga dei termini per prendere posizione. Una volta documentato, ha chiesto al servizio circolazione di restituire a Ruth la patente ritirata cautelativamente e di rinunciare ad ulteriori accertamenti medici, sostenendo come l’incidente fossi sì stato causato da un problema acuto di salute, ma senza che vi siano malattie suscettibili di mettere in discussione a lungo termine la sua idoneità alla guida. In particolare, rapporti esaustivi di specialisti avevano sciolto ogni dubbio su possibili complicazioni cardiache o attacchi di epilessia.

Il servizio della circolazione ha quindi inviato i rapporti per un parere alla clinica universitaria. Senza visitare Ruth, il perito ha però sostenuto che non fosse possibile escludere con certezza l’insorgere di nuovi disturbi, proponendo di conseguenza nuovi esami medici. Nella sua replica, il legale ha invece ribadito le proprie richieste, aggiungendo solo che, nel caso si ritenessero indispensabili nuovi esami medici, questi dovessero essere eseguiti al più presto e precisando come nemmeno la perizia basata sugli atti avesse espresso dubbi sull’idoneità alla guida di Ruth.

Primi passi avanti, ma...

Quasi cinque mesi dopo l’incidente, il servizio della circolazione ha ribadito di voler sottoporre Ruth a nuovi esami e che sarebbe entrato nel merito della restituzione della patente a Ruth solo sulla base della nuova perizia e una volta nota la sentenza del procedimento penale. Tre mesi dopo, il servizio ha inviato la perizia medica, che confermava l’idoneità alla guida di Ruth. Non vi erano quindi più, da questo punto di vista, ostacoli a restituire la patente. In questa comunicazione, il legale ha però ravvisato un altro problema, in quanto il perito ha rimproverato a Ruth di essersi messa alla guida, il giorno dell’incidente, in condizioni di salute che avrebbero per contro dovuto indurla a restare a casa.

Verso un lieto fine

Il legale ha prontamente reagito respingendo questo nuovo addebito e ottenendo, otto mesi esatti dopo l’incidente, la restituzione della patente. Un mese dopo, ha poi ricevuto anche una comunicazione della procura di non luogo a procedere. Sulla base degli atti, si era constatato come mancassero i presupposti oggettivi e soggettivi per l’apertura di un procedimento penale per essersi messa alla guida in condizioni di salute inadeguate.

Dopo un altro mese, si è poi manifestato anche il servizio della circolazione che ha confermato, sulla base anche della decisione a livello penale, di aver definitivamente abbandonato il procedimento amministrativo di ritiro della patente.

In tutti questi mesi, Ruth ha fortunatamente anche potuto contare sul sostegno del proprio datore di lavoro, che si è premurato di dare a questa collaboratrice ben qualificata un impiego alternativo appena guarita dalle conseguenze dell’infortunio. Dieci mesi dopo l’infortunio, Ruth ha quindi potuto riprendere il suo lavoro abituale di autista, svolgendolo come sempre a piena soddisfazione di tutti, senza che si siano più manifestati problemi di salute di nessun genere.

Team assistenza giuridica SEV