Disporre di un’informazione è senz’altro una buona cosa, ma dobbiamo anche saperla trasmettere con giudizio, perché all’ascolto vi potrebbero essere anche orecchie indesiderate.

Conoscenza e saggezza

Facebook, Twitter, mail, SMS: siamo sempre in contatto, riceviamo in continuazione messaggi, foto, commenti, che trasmettiamo a nostra volta. È facile, persino divertente, ma non esente da pericoli.

Sarebbe però opportuno anche riflettere sulla necessità di un’informazione e, soprattutto, sull’opportunità di tenerla per sé. Anche perché, una volta trasmessa, difficilmente riusciamo poi a controllare chi ne verrà in possesso con la stessa rapidità e semplicità con la quale l’abbiamo ricevuta.

Luci e ombre di un’informazione senza limiti

Le informazioni, siano in forma scritta, immagini o altro, sono un bene prezioso, che hanno permesso di vincere guerre, ottenere buoni accordi e prendere decisioni valide. Esse costituiscono però anche un pericolo potenzialmente altrettanto elevato.

Rispettare la sfera privata

In questa sede non vogliamo affrontare il discorso della raccolta a tappeto di informazioni, praticata per esempio tramite carte clienti come la supercard o la cumulus, quanto delle informazioni di carattere chiaramente privato, che vanno trattate con la massima cautela.

Dovere di informazione e obbligo di discrezione

In questo ambito, dobbiamo considerare che sottostiamo ad un certo dovere di informare sui cambiamenti della nostra situazione: per esempio l’autorità fiscale, oppure le assicurazioni sociali. Abbiamo però anche chiari obblighi di discrezione, legati per esempio al segreto d’ufficio, oppure al segreto medico.

Anche i nostri superiori hanno accesso a Facebook

Ci può però capitare di ritrovarci confrontati con informazioni che hanno seguito canali inaspettati. Per esempio, un commento inappropriato su Facebook può compromettere la nostra candidatura ad un posto di lavoro. Oppure il nostro superiore ci confronta con immagini o testi pubblicati su questo o altri «social networks ».

Dobbiamo tener presente che «Facebook», per esempio, viene considerato un luogo pubblico e che quindi i «Posts» che vi vengono pubblicati sono, in linea di massima, affermazioni in luogo pubblico.

Informazioni al lavoro

Abbiamo un obbligo di informare anche il datore di lavoro, che comprende tutto quanto è necessario per rispettare il contratto di lavoro. Dobbiamo quindi comunicare quando siamo ammalati, senza per questo indicare diagnosi o terapie. Anche sul posto di lavoro dobbiamo gestire un importante flusso di informazioni, necessario per svolgere con soddisfazione il nostro compito. Ciascuno di noi ha però il compito e la facoltà di stabilire sino a che punto vuole spingersi nel rivelare questioni private.

Non perdere il controllo

Non dobbiamo esagerare nemmeno nell’altro senso, evitando di comunicare qualsiasi cosa, ma è utile mantenere il senso della misura e tener presente che le nostre possibilità di controllare un’informazione sulla rete sono molto limitate.

In caso di dubbio ...

È senz’altro meglio chiedere consiglio, per esempio all’assistenza giuridica che è sempre a disposizione dei membri SEV.

Assistenza giuridica SEV