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Cassa pensioni FFS

Medicina amara

Dal primo ottobre, il tasso di conversione scenderà dal 6,515% al 5,848% e il tasso tecnico di interesse dal 3,5% al 3%, per compensare il ridotto reddito del capitale e contenere l’aumento dei costi generato dalla maggior aspettativa di vita.

Queste misure sono state annunciate da una lettera inviata a fine 2011 dalla cassa pensioni FFS a tutti gli assicurati attivi e pensionati. Le stesse erano del resto già state rese note lo scorso 19 ottobre.

Abbiamo chiesto a Patrick Zuber, capo gestione della cassa pensioni FFS, di spiegarci la portata di queste misure.

Nella sua comunicazione del 19 ottobre, la cassa pensioni dice di rispettare la decisione popolare del marzo 2010 di non ridurre al di sotto del 6,8% il tasso di conversione, dato che è una cassa dalle prestazioni integrate, che vanno al di là del minimo LPP. Cosa significa?

Le prestazioni della cassa pensioni FFS sono molto superiori al minimo previsto dalla legge sulla previdenza professionale (LPP). Essa offre prestazioni «sovraobbligatorie », che sono appunto integrate con quelle obbligatorie e che sottostanno di conseguenza alle medesime basi tecniche (tasso di conversione e d’interesse). Ogni assicurato ha quindi un solo avere di vecchiaia. Altre casse separano invece i due generi di prestazioni e moltissime altre ancora (soprattutto presso le PMI) si limitano al minimo legale. Le prestazioni integrate della CP FFS comportano però numerosi vantaggi per gli assicurati.

Ma com’è possibile rispettare la volontà popolare di lasciare il tasso al 6,8% praticandone uno del 5,848%?

Naturalmente, la CP FFS rispetta la volontà espressa dal popolo nel marzo 2010. Il tasso sancito in votazione viene quindi applicato per la parte obbligatoria secondo la LPP, mentre per la parte sovraobbligatoria, che va ben al di là delle norme di legge, viene applicato un tasso inferiore, come viene fatto dalle casse con prestazioni non integrate. Siamo in grado di dimostrare in ogni momento e per ogni assicurato che rispettiamo il tasso minimo, dato che gestiamo per ognuno un conto virtuale secondo i minimi LPP. Paragonandolo a quello effettivo, risulta chiaramente che, nonostante la futura riduzione del tasso di conversione, le prestazioni della CP FFS restano largamente superiori ad una pensione calcolata secondo la LPP con il tasso del 6,8%. Questo grazie al fatto che l’integrazione della parte sovraobbligatoria permette di accumulare un avere di vecchiaia nettamente superiore.

Saranno i redditi alti o quelli bassi a risentire di più della riduzione del tasso di conversione?

Le conseguenze dipendono in misura molto maggiore dall’età degli assicurati. L’aumento dell’8,5% del totale dell’avere di vecchiaia, deciso contemporaneamente dal Consiglio di fondazione, fa sì che chi è vicino alla pensione non ha praticamente alcun discapito. Per contro, per i più giovani che dispongono evidentemente di un avere di vecchiaia inferiore, questo aumento risulta di portata inferiore. Vi è però la decisione delle FFS e dei partners sociali di aumentare i contributi di vecchiaia del 2%, a carico del datore di lavoro, che permette di attenuare sensibilmente le conseguenze della riduzione del tasso di conversione e di quello d’interesse. In termini assoluti, è chiaro che gli averi di vecchiaia più elevati subiranno diminuzioni maggiori.

Alberto Cherubini