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ampio sondaggio sulla salute degli autisti

Autista di bus: professione ad alta tensione

Diverse centinaia di colleghe e colleghi hanno risposto al sondaggio del Gatu, i cui risultati evidenziano la portata di alcuni problemi che affliggono la categoria, confermando che la professione è esposta a pesanti rischi per la salute. Il sondaggio indica anche alcune priorità per migliorare le condizioni di lavoro. Prima fra tutte è la riduzione della durata del turno di lavoro.

Cantieri, code, clienti aggressivi. Le fonti di stress per gli autisti sono numerose, specie in città.

Orari di lavoro, lavoro notturno, traffico stradale, l’aggressività dei clienti, l’ergonomia del posto di lavoro ... sono alcuni degli elementi che hanno un influsso diretto sulla salute dei conducenti di bus. Il SEV ha appena pubblicato i risultati del sondaggio svolto dal suo settore Bus-Gatu in tutta la Svizzera, raccolti in fascicoli redatti in italiano, tedesco e francese.

La dimensione nazionale di questo lavoro ha permesso di constatare come non vi siano differenze molto importanti tra le regioni: «autisti giovani e anziani condividono le stesse preoccupazioni, indipendentemente dal fatto che lavorino a Ginevra, a Lugano o nell’Oberland bernese» ha confermato la vicepresidente del SEV Barbara Spalinger.

Altro aspetto importante di questo sondaggio è il fatto che le domande sono state elaborate da persone impiegate in prima persona nella professione. Le domande risultano quindi assolutamente mirate alla realtà quotidiana degli autisti di bus.

Le oltre 800 risposte pervenute hanno permesso di individuare chiaramente alcune priorità, tra le quali la principale è quella legata dall’estensione delle giornate lavorative.

«Il sondaggio riporta come giornate lavorative di 11 o persino 12 ore siano molto mal sopportate dalle colleghe e dai colleghi interessati» indica Johan Pain, presidente della sezione VPT tl (trasporti pubblici della regione di Losanna).

Una professione molto esigente per la salute

Guidare un bus dei trasporti pubblici è una professione che mette a dura prova la propria salute, sia dal punto di vista fisico che da quello nervoso. Numerosi autisti, giovani e anziani, si lamentano infatti di mal di testa o dolori alla schiena, di disturbi del sonno, di sintomi di stress e di angoscia. Il sondaggio del SEV VPT-Gatu dimostra così come la professione di autista di bus sia una di quelle più gravose per la salute di chi la pratica. Da punto di vista fisico, i problemi provengono dalle lunghe ore trascorse seduto al volante, a volta aggravati da un posto di guida mal concepito dal profilo ergonomico. Essi si manifestano sotto forma di dolori alle articolazioni, ai tendini, ai nervi o all’apparato muscolare oppure a reazioni ai vari fattori di stress con i quali gli autisti sono confrontati giornalmente: problemi di circolazione stradale, aggressività dell’utenza ecc. Nel complesso, oltre la metà degli autisti soffre di questi disturbi. Una quota nettamente superiore a quella ravvisata dalla segreteria di stato per l’economia (SECO) che, nel suo rapporto del 2009 su «lavoro e salute», riportava una quota del 34% di lavoratori che soffrivano di questo genere di disturbi. Questa realtà non è comunque un’esclusività del nostro paese. «I problemi di salute sono stati all’ordine del giorno del forum europeo dei trasporti pubblici del 2008, svoltosi a Bologna, che ha presentato due inchieste svolte in Italia e presso la RATP di Parigi» ci spiega Johan Pain, presidente della sezione VPT tl. I risultati di queste inchieste hanno indotto il GATU a svolgerne una analoga, dapprima in Svizzera romanda, per poi estenderla al resto del paese. Ciò ha dimostrato come i problemi derivanti dalla professione siano effettivamente uguali in tutta la Svizzera. Johann Pain ci conferma che le inchieste svolte all’estero hanno dato gli stessi risultati. «Le inchieste svolte in Italia e presso la RATP riportano infatti risultati simili, con gli stessi disturbi (mal di schiena, dolori muscolari e stress) che insorgono in proporzioni analoghe».

Giornate interminabili

A seconda delle ore di punta, le giornate sono suddivise in due o tre spezzoni, con pause piuttosto lunghe, ma spesso comunque insufficienti per permettere di rincasare per un periodo apprezzabile. Un problema che viene poi ampliato anche dalle distanze crescenti tra luogo di domicilio e di lavoro. «Sempre più spesso, gli autisti non abitano più nei dintorni della rete sulla quale lavorano. Da noi abbiamo colleghi che, a causa della crisi del mercato degli alloggi sull’arco del lago Lemano, per trovare un appartamento a prezzi abbordabile, devono andare ad abitare a Friborgo o in Vallese. Ciò ha un impatto notevole anche sulla vita famigliare e sociale, con giornate che iniziano alle 4 del mattino per terminare verso le 20» spiega Pain.

Il problema della durata del turno di lavoro non si presenta però nelle stesse dimensioni in tutte le aziende: «tutto dipende dalla rete e dagli orari di punta. Il problema è più acuto sulle linee regionali, per esempio quelle della rete dei trasporti di Friborgo ».

Spesso, queste giornate spezzettate comportano turni relativamente brevi. La grande disponibilità richiesta dal datore di lavoro non viene così ricompensata dal punto di vista dell’orario conteggiato e retribuito.

Ciclisti e orari tirati …

Un’altra indicazione importante del sondaggio riguarda lo stress derivante dal traffico, unito alla pressione per rispettare gli orari «nel contempo, ci riducono i tempi di percorrenza e gli orari di presa e di passaggio di consegne». Una delle conseguenze è che spesso gli autisti non dispongono più nemmeno del tempo per soddisfare le esigenze fisiologiche quando giungono ai capolinea. Vi sono persino linee sui quali viene mantenuta la cadenza anche quando vi è in circolazione un bus in meno.

Uno dei fattori di maggior stress sono poi i ciclisti: «hanno spesso un comportamento imprevedibile, come quando si mettono a zigzagare tra le auto, oppure quando passano con il rosso » si lamenta Pain. I progetti di diverse città di aprire le corsie preferenziali anche ai ciclisti non sono pertanto visti di buon occhio: «ci opponiamo all’adozione generalizzata di simili norme e in genere abbiamo le aziende dalla nostra parte» precisa Pain, mentre Barbara Spalinger fa notare come «circolare nel traffico urbano è molto difficile, con tutti i fattori di cui si deve tener conto: ciclisti, pedoni, auto, la fretta generale ecc. Da questo punto di vista, risulta persino più esigente della professione di macchinista, che per lo meno ha davanti a sé la via tracciata dai binari».

Come detto, il sondaggio non rileva differenze di peso tra le regioni. Per contro, vi sono risposte differenziate secondo l’età. «Gli anziani sono ormai abituati alle difficoltà della professione» nota Johann Pain «e, in particolare, accettano più facilmente di dover lavorare la domenica. Solo il 12% delle risposte date da 55-65enni lo giudica particolarmente gravoso, mentre questa percentuale sale al 30% nei giovani tra i 23 e i 35 anni».

I più giovani sopportano invece meglio il lavoro serale e notturno, dal quale recuperano con maggior facilità. Il riconoscimento di indennità e di supplementi di tempo costituiscono inoltre incentivi molto apprezzati.

Lotta alle assenze

Oltre a tutte le condizioni che minacciano la loro salute, gli autisti sono esposti ad un’altra fonte di stress, generata dalla lotta che molte aziende di trasporto urbano stanno conducendo contro le assenze per malattia: «vi sono molti controlli e spesso constatiamo un clima di sfiducia», indica Barbara Spalinger, «che viene espressa da conteggi dei numeri di giorni annui di malattia. Questo approccio viene aggravato dal fatto che gli autisti soffrono spesso di mali molto poco specifici e poco definibili, come dolori dorsali o mal di testa.»

Johann Pain riferisce un esempio della sua azienda, i tl: «basta che un autista abbia avuto due o tre assenze in un anno per essere convocato ad un colloquio, in cui gli vengono poste un’infinità di domande». Evidentemente, le aziende presentano questi procedimenti, seguiti anche al di fuori del settore dei trasporti, come un modo per manifestare il loro interesse allo stato di salute dei dipendenti. Questi ultimi li vivono però spesso come un’ulteriore forma di pressione. «Gli autisti vivono queste convocazioni come una molestia e un modo per farli sentire in colpa» precisa Johan Pain.

Ai tl, il sindacato ha ottenuto di accompagnare i colleghi che ne fanno richiesta a questi colloqui. «Adesso i responsabili sono un po’ più moderati, ma ci sono state anche osservazioni piuttosto pesanti del tipo: la troviamo piuttosto ingrassato, oppure: se ha dei problemi, quella è la porta».

Un altro esempio proviene da Zurigo, dove la VBZ intendeva sottoporre gli autisti alla misurazione del proprio indice di massa corporale (BMI, che indica la proporzione tra peso e statura), con la prospettiva di rimuovere dai compiti di guida chi risultasse con un peso superiore ad un determinato limite. «Sarebbe molto meglio offrire alle persone la possibilità di nutrirsi in un modo più sano» osserva Barbara Spalinger, rilevando comunque che il datore di lavoro deve rispettare alcuni limiti nei consigli che intende dare per lo stile di vita dei suoi dipendenti, per evitare di interferire con la loro sfera privata.

Barbara Spalinger sottolinea che i datori di lavoro hanno l’obbligo legale di sorvegliare la salute fisica e psichica dei loro dipendenti. Vi sono provvedimenti che vanno nella buona direzione, come i corsi di ginnastica offerti da alcune aziende in Svizzera tedesca, ma risultano comunque insufficienti.

La volontà di ridurre ad ogni costo le assenze può risultare controproducente, inducendo autisti a presentarsi sul posto di lavoro anche se ammalati, in quanto non vogliono esporsi alle ritorsioni delle aziende. «Vi sono più autisti che lavorano anche quando non dovrebbero che casi di abuso. Quando ci sediamo al volante, la legge ci chiede di essere nel pieno possesso delle nostre facoltà! È una questione di sicurezza» afferma Johan Pain. «Oltretutto, questa politica è inutile, in quanto nessuno è al riparo da malattie. Conosco un responsabile delle risorse umane, che aveva fama di essere molto duro con certi collaboratori, e che ora è lui stesso in malattia da diversi mesi, in quanto soffre di depressione».

Le priorità

I risultati del sondaggio permettono di definire le priorità d’intervento per migliorare le condizioni di lavoro. «La rivendicazione principale riguarda la durata del turno di lavoro, che vorremo portare in media attorno alle 10 ore, invece delle 11-12 applicate in molte aziende» spiega Johan Pain. «Un altro punto è di prevedere tempi di sosta sufficienti tra una corsa e l’altra, rispettivamente quando si rientra al deposito».

La concretizzazione di queste rivendicazioni passa attraverso le trattative per il rinnovo dei CCL. Ne deriveranno anche spese supplementari, per cui il SEV si sta preparando in modo adeguato.

Hélène Koch

Primo punto: sicurezza d'impiego

Il questionario del Gatu dava anche agli autisti la possibilità di citare tre elementi positivi del loro lavoro. Il fattore più votato è di gran lunga la sicurezza del posto di lavoro. Sono in particolare i più giovani, da 23 a 35 anni, a menzionare in ragione del 25% questo punto, mentre presso i più anziani, da 56 a 65 anni, resta importante ma viene indicato solo dal 17% delle risposte. I più anziani sono tra l’altro coloro che manifestano la maggior soddisfazione sul proprio posto di lavoro, menzionando questo fattore al 21%, contro l’11-13% delle altre categorie d’età. Nel complesso, al secondo rango dei fattori positivi si colloca la solidarietà tra i colleghi. Una considerazione che fa molto piacere ai promotori del sondaggio: «siamo molto lieti che i colleghi citino la solidarietà tra di loro come un fattore positivo. È senza dubbio un elemento da mettere in relazione anche con l’attività sindacale svolta». Interessante notare che sono soprattutto i più giovani a citare maggiormente questo aspetto (18%), mentre la percentuale scende al 16% presso i 46-55 anni e persino al 14% tra i 56-65 anni. In terza posizione troviamo, poco staccato, il fattore «indipendenza e libertà», anche se viene osservato come il lavoro venga «regolato in modo sempre più stretto con orari sempre più serrati» e in città vi siano interventi sempre più frequenti dei servizi di gestione del traffico. Il salario viene citato in misura quasi analoga, salvo presso le categorie dei più giovani.

Commenti

  • Stephan Poier

    Stephan Poier 06/04/2016 12:53:05

    Vorallem die 9 - 10 Std. Nachtruhe sind ein Unding. Weil man höchstens auf 4-5 Std. Schlaf kommt . Für diese Sicherheitsrelevante Arbeit sehr bedenklich. Jeder LKW-Fahrer kann jederzeit eine kleine Pause einlegen , sollte er eine Krise haben , dem Busfahrer ist dies nicht möglich , demnach fährt er mit seiner Übermüdung weiter . (Dies ist dem Alkoholisierten Zustand gleichgestellt. ) Allein dieser Stressfaktor erzeugt eine Kettenreaktion.

    Kommt dazu das wir im Städtischen Bereich zu schnell unterwegs sind , dies erzeugt noch weiteren unterschwelligen Druck , da schon ein Notstopp z.b. mit 36 kmh ( getestet beim Fahrzeug-Prüfungszentrum ob Biel ) bedenkliche Folgen für den Fahrgast hat.

    Nach meiner Meinung nach , dürfte ein Buschauffeur im Städtischen Betrieb , bei gleicher Entlöhnung nur 6 Std. pro Tag am Steuer sein , um diesen Sicherheitsrelevanter Job sicher und in Gesetzlichen Rahmen absolvieren zu können. ......

    Würde das Gerät , die eine Übermüdung messen kann , zum Einsatz kommen , würde man 1/3 bei der morgendlicher Ausfahrt und ein weiteres 1/3 durch den Tag , der Fahrer , Nachhause schicken müssen.
    Würde man noch weitere Gesetzliche Vorschriften genau nachgehen , dürfte der Bus grundsätzlich nicht mehr auf der Straße fahren .... Fahrgäste die sich während der Fahrt ungesichert bewegen , Kleinkinder die eigentlich in einem Sicherheitsitz geschnallt gehören.... Ihr meint jetzt das ich maßlos übertreibe... weil , wie die Astra in einem Medienbericht die Aussage machte , " Es gibt noch nicht schwerwiegende Gründe , um eine Veränderung zu veranlassen "
    ich übertreibe mitnichten .
    Ich bin seit ca. 26 Jahren bei der VBZ als Buschauffeur unterwegs und dies gerne , auch wenn es Tage gibt , an die man an Grenzen stößt und habe schon vieles Undenkliches erlebt , wie viele meiner Kollegen/innen.

    Es sind unterschiedliche Faktoren die eine grosse Rolle spielen und die wir Fahrer ausgleichen müssen. Wir sitzen hier nicht einfach hinter dem Steuerrad und schauen aus dem Fenster , sondern tragen eine außergewöhnliche Verantwortung und Belastung , die grundsätzlich unterschätzt wird , nicht nur von den Fahrgästen , sondern auch von Vorgesetzten , die natürlich unter Wirtschaftlichkeitsdruck stehen und daher
    ist es sehr bedenklich das dieser Service-Public unter Wirtschaftlichen Druck stehen muss .....

    Jeder Tag ist eine Herausforderung und der Ausgang nicht ersichtlich. .....

  • koch jakob

    koch jakob 06/04/2016 17:51:22

    Und das alles für jedes Jahr weniger Lohn.

  • Peter Lang

    Peter Lang 06/04/2016 20:19:33

    Ich bin Busfahrer im Ruhestand. Das alles ist nicht neu.

  • vauro

    vauro 17/08/2016 18:57:51

    Concordo in pieno. Cmq la differenza sostanziale sono le ore di la
    Voro in più e i nastri da 15ore giornaliere
    E i riposi mancanti
    In pratica lavori tutti i giorni e tutto il giorno
    Accumulando stress e Panza
    Senza vita sociale perché sei a lavoro anche nei festivi
    Con ripercussioni in famiglia , infatti molti autisti sono divorziati
    Ma che vita e!!!!!

  • Heinz

    Heinz 19/12/2016 14:56:13

    Stephan Du hast den Nagel auf den Kopf getroffen.
    Leider werden auch zu wenig Kontrollen vom BfV gemacht. Sonst würden solche Gebärden wie bei BOGG in Olten nicht möglich sein.
    Da mussten alle Werkstatt Angestellten die D Lizenz machen. Ziel Sonderfahrten fahren. Dem steht eigendlich nichts im Weg wenn die Gesetze respekiert würden. Das wird aber mit Füssen getreten. So arbeitet ein Werkstattmitarbeiter von Montag bis Freitag und am SA und SO fahren sie noch Extrakurse. Natürlich wird dann am Montag wieder in der Werkstatt gearbeitet. Dies ist natürlich nicht im Schichtplan ersichtlich. Man weis genau, das Gesetz auszuhebeln.
    Auch gibt es MA die wärend eines Monat kein freies Weekend erhielten. Oder das Weekend über Freitag + Samstag oder Sonntag +Montag eingeteilt wird. Ein weiterer Gesetzesbruch, die minus Arbeitszeit (kurze Dienste) wurden ins neue Jahr übernommen. Wer nicht auf die Matte stieg musste die Zeit nacharbeiten. Auch nicht erlaubt!
    Wer sich wehrt und an das Gesetz appeliert fliegt raus.
    Es gäbe noch einiges zu schreiben.
    Solchen Betrieben gehört die Lizenz entzogen.

  • Yassine

    Yassine 27/08/2018 14:34:38

    Bonjour à tous
    Je suis français conducteur à Lyon en urbain. Effectivement, le métier de conducteur est très physique et psychique contrairement à ce que l'on pense. On est pas simplement assis et ce n'est pas un métier cool comme ce que l'on entend très souvent. Pour m'a part, ça a été très difficile les débuts. J'avais souvent pour ne pas dire tout les jours des crampes et des douleurs au bas de la nuque aux épaules; j'ai vraiment pensé que je n'allais pas m'y faire. Mais on doit travailler, on force... On hésite à s'arrêter pour ne pas être pointé du doigt. C'est vrai et c'est très fatigant on accumule la fatigue... Mais cela fait partie du métier on s'y fait avec le temps; l'habitude

  • Mirco

    Mirco 13/05/2020 04:26:14

    Das Hauptproblem in diesem Beruf sind die Arbeitszeiten/Ruhezeiten.
    Solange die Buschauffeure gegenüber den übrigen Chauffeuren keine Fahrerkarte stecken müssen, können Disponenten der jeweiligen Betriebe mit ihren Chauffeuren machen was sie wollen.
    Es gibt Dienstpläne für die Gewerkschaften und Kontrollorgane, sowie Dienstpläne für den jeweiligen Chauffeur. Nicht ohne Grund gibt es Tablets wo die Dienstpläne bei Monatsende darauf verschwinden und nicht mehr angezeigt werden. Ferner sind in einigen Betrieben die gesetzlichen 9h Ruhezeit zwischen zwei Schichten gängige Praxis und man bekommt als Chauffeur fasst täglich solche Schichten zum Arbeiten. Zu wenig Ruhezeit und viel Stress auf längere Sicht, kommen oft Substanzen zur Anwendung, die eigentlich nicht erlaubt wären. Doch was will man machen, wenn man hinter dem Steuer fasst einschläft?
    Ziel dieser Entwicklung:
    Die bestehenden Chauffeure los zu werden, um rechtfertigen zu können, („Fachkräftemangel“)
    Aus dem Ausland günstigere Arbeitskräfte zu rekrutieren, um so den Umsatz zu steigern. Die RAV‘s und die IV spielen da eine wichtige Rolle in diesem Spiel. Arbeitsintegration nennt sich Dies und sie zahlen die Fahrschulen, damit die Busbetriebe immer wieder genug Chauffeure haben. Solange dieses Spiel so weiter läuft, ändern Busbetriebe ihre Strategie nicht. Erst dann wenn sie keine Chauffeure mehr finden, werden die Arbeitsbedingungen wieder besser, um so diesen Beruf wieder attraktiever zu gestalten.

  • Gio

    Gio 09/10/2021 20:50:52

    Dieser beitrag ist vom 2011, heute haben wir Oktober 2021 und geändert hat sich noch überhaupt nichts.