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Le riflessioni del presidente del SEV Giorgio Tuti sull’anno trascorso e quello entrante

«In questo paese si pensa soltanto a tagliare»

I segnali parlano di tagli delle istituzioni sociali e dei finanziamenti al trasporto. Questa isteria da risparmio genera ulteriori pressioni sul personale, per cui il SEV dovrà agire. In questa intervista, il suo presidente Giorgio Tuti tratteggia i temi principali dei prossimi mesi.

Presidente Giorgio Tuti

contatto.sev: Quali sono stati per te nella tua veste di presidente del SEV i momenti salienti del 2009?

Giorgio Tuti: Quello principale è stato senza dubbio il Congresso di maggio, nel quale il SEV, dopo 60 anni, si è dato una nuova struttura che gli permetterà pian piano di rinnovarsi. Vi è poi stata la politica dei trasporti, che ci ha permesso di concludere nuovi contratti collettivi e di perfezionarne altri, a vantaggio dei nostri membri. Infine, mi fa piacere constatare che abbiamo rallentato il calo dei membri, in particolare grazie ad un aumento dei membri attivi.

E i punti negativi?

L’iterminabile discussione sul risanamento delle casse pensioni, costantemente rinviata dal Consiglio federale, negando a pensionati e agli attivi quanto spetta loro.

Questo nuovo anno presenta diverse incertezze. Ciò ti preoccupa?

Eccome! Si tratta di una conseguenza dell’isteria da risparmio che sta attanagliando questo paese, con attacchi alle istituzioni sociali come l’AVS, l’AI, l’AD e le casse pensioni. Non solo, ma si tagliano anche i mezzi per i servizi pubblici, in particolare per le ferrovie, che pure sarebbero indispensabili per lavorare in modo solido. Questa pressione al risparmio finisce per ripercuotersi anche sul personale, al quale non si vuole concedere nemmeno un’evoluzione salariale adeguata.

Cosa ti aspetti quindi da questo 2010?

Dovremo affrontare problemi importanti, battendoci tutti uniti, sotto la guida dell’Unione sindacale, per difendere le istituzioni sociali. Dovremo anche impegnarci con tutte le forze in favore delle condizioni di impiego. Ciò richiederà un grosso impegno da parte di tutti i sindacati e dovremo anche ricorrere a mezzi che non si è abituati a vederci adoperare.

I media interpretano questa afermazione come una minaccia di sciopero. È corretto?

Devo sempre ricordare che lo sciopero è un mezzo legale e legittimo in un conflitto sul lavoro. Se le FFS, per esempio, non dovessero dar seguito alle nostre richieste per un contratto collettivo di lavoro, curando invece in modo unilaterale i loro interessi e portarci così ad una situazione di vuoto contrattuale, lo sciopero sarà un mezzo del quale voglio poter disporre.

Risanamento delle casse pensioni, trattative per il CCL, partecipazione a Referendum e Iniziative: non c`è il rischio che il SEV disperda le sue forze?

Non penso e dobbiamo tener presente che si tratta comunque di compiti centrali per il sindacato. Dovremo impiegare i nostri mezzi in modo mirato, concentrando le forze, ma possiamo farcela.

Oltre a ciò vi è però l´attività centrale del sindacato: negoziare contratti, condizioni di lavoro e salari …

Questo deve andare in parallelo. Il compito centrale di un sindacato è di impegnarsi per le condizioni di lavoro dei suoi membri e noi intendiamo svolgerlo, presso le FFS e presso le imprese concessionarie, per ottenere il meglio per i nostri affiliati. Nel contempo, dobbiamo però impegnarci anche per le istituzioni sociali.

Le FFS vogliono trattare in nuovo contratto collettivo di lavoro. Cosa ne pensi?

Constato che la situazione delle FFS è contraddistinta da numerose incertezze: non sappiamo come finirà la questione della cassa pensioni; non conosciamo il destino di FFS Cargo; né sappiamo come finanziare l’Infrastruttura. Mi sembra poco opportuno aprire un nuovo fronte di incertezza. Se però le FFS lo vorranno, saremo pronti. Abbiamo svolto le nostre conferenze CCL, che hanno definito un catalogo completo di richieste. Le FFS devono pertanto rendersi conto che saranno trattative difficili, in quanto il personale ha diverse giustificate aspettative.

L´anno scorso ha fatto registrare un miglioramento dell´evoluzione degli effettivi. Cosa manca ancora per far si che il SEV ricominci a crescere?

Dobbiamo continuare sulla via che abbiamo intrapreso. Da noi, il reclutamento è un compito di sezioni e sottofederazioni. La novità è stata di appoggiare i rispettivi responsabili con il lancio del progetto reclutare e organizzare, che ha dato i suoi frutti. Visitando le sezioni, ho potuto constatare che il reclutamento è di ridiventato una priorità. Colleghi e colleghe della base si sono resi conto dell’importanza del reclutamento e che esso può essere persino divertente. Collega recluta collega è il nostro motto.

Il SEV affronta il 2010 con nuove strutture. Con quali vantaggi?

Adesso disponiamo di una suddivisione chiara tra livello strategico e livello operativo. La direzione operativa compete alla commissione direttiva, composta da me, dai due vicepresidenti e dall'amministratore delle finanze. La definizione della strategia compete per contro al Comitato SEV, che si riunisce mensilmente e dal quale mi attendo analisi approfondite dei problemi. Abbiamo inoltre chiarito la gerarchia all'interno dei nostri organi: votazione generale, congresso e comitato definiscono le strategie che devono essere concretizzate dalla commissione direttiva.

Si sta profilando una fusione tra il sindacato della Comunicazione e Comedia, che supereranno così il SEV, il cui influsso sul movimento sindacale potrebbe di conseguenza diminuire. La direzione strategica considera anche questi aspetti?

Abbiamo provveduto a rivedere la nostra struttura, rafforzandoci. Adesso intendiamo osservare quanto sta succedendo nel panorama sindacale. Sono convinto che in futuro saranno necessarie cooperazioni più strette, ma il tutto non deve forzatamente passare tramite fusioni. In fondo, tutti i sindacati hanno il medesimo incarico: ottenere il meglio per i loro membri. Se ciò richiede fusioni, bisognerà agire di conseguenza. Si tratta quindi di considerazioni strategiche, che devono essere prese dal Congresso. Io ho però anche l’incarico di curare i rapporti tra i sindacati e di fare in modo che la discussione sul futuro del SEV venga portata avanti con serietà.

In quest’anno appena cominciato, quale sarà il tuo impegno principale come presidente?

L’argomento che mi preoccupa, tormentandomi a volte anche di notte, è il risanamento delle casse pensioni. Sarà infatti difficile ottenere quanto spetta ai nostri membri attivi e pensionati. Indipendentemente dalla decisione del Consiglio federale, per noi vi è solo la variante del rimborso integrale del debito alla CP FFS, ossia 3,4 miliardi di franchi. Nel corso dell’ anno, il Parlamento dovrà esprimersi sulla questione e noi impiegheremo tutte le forze per far sì che al momento buono i deputati schiaccino il bottone giusto. Vi sono poi altri punti importanti: a fine anno abbiamo potuto leggere che i vertici delle FFS potranno beneficiare completamente dei loro Bonus, in quanto hanno superato i loro obiettivi. Si tratta di contraddizioni incredibili: da una parte si distribuiscono Bonus cospicui e dall’altra si deve ricorrere al tribunale arbitrale perché i capi si rifiutano di riconoscere a coloro ai quali dovrebbero essere riconoscenti per i loro bonus un aumento salariale adeguato.

Intervista: Peter Moor /Gi