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Di miti e di minatori: l’apertura della più lunga galleria ferroviaria del mondo.

Via libera al Gottardo, ora deve essere utilizzato

Un’imponente cerimonia, che ha riunito politici ed esponenti dell’economia di tutta Europa e una festa popolare di due giorni hanno inaugurato la galleria di base del Gottardo, elemento fondamentale delle nuove trasversali ferroviarie alpine: breve retrospettiva e alcune riflessioni sulla portata di quest’opera.

No ma... ci mancava proprio anche questa...» Dal volto e dalla voce di questa anziana signora traspare tutta la sua delusione. Occupata il 4 e 5 giugno, ha deciso all’ultimo momento di recarsi col marito in auto a Erstfeld per assistere all’inaugurazione ufficiale della galleria di base, sia pure da oltre le transenne. Peccato che queste siano posate talmente lontano dai festeggiamenti, da non permetterle in alcun modo di seguirli. La strada cantonale a nord di Erstfeld è sbarrata a diverse centinaia di metri dal luogo della festa da elementi di cemento, che solo chi è munito di lasciapassare può superare. Senza questo documento, rilasciato unicamente su richiesta e previo superamento di un esame di sicurezza, non passano nemmeno i giornalisti, né il personale delle stesse FFS. Tutto il fondovalle è presidiato da auto e moto della polizia urana o dai rinforzi da lei invocati. In aiuto sono venuti persino i militari, mentre binari e treni sono sorvegliati dagli agenti della polizia ferroviaria.

Sicurezza anzitutto

Per accedere alla sede della festa, recintata e occultata da teloni, bisogna sottoporsi ad un controllo con il metal detector e permettere la verifica ai raggi X del proprio bagaglio. Finalmente a destinazione, aspettiamo pazientemente gli ospiti più importanti: i parlamentari federali e un manipolo selezionato di capitani d’industria. Prima dell’arrivo della parata proveniente dal treno speciale, abbiamo la possibilità di rivolgere qualche domanda ai Consiglieri federali presenti.

Cerimonia d’apertura imponente

Dopo un primo spuntino per gli ospiti di riguardo, la televisione collega i portali nord e sud delle galleria, il presidente della Confederazione tiene un breve discorso, prima di dare il via ai due treni che, nelle rispettive direzioni, aprono fisicamente la galleria di base. In seguito, gli ospiti a Nord prendono posto nella «Betonhalle» (il capannone del cemento) del cantiere di Rynächt per assistere allo spettacolo inaugurale, messo in scena dal regista tedesco Volker Hesse con circa 600 figuranti, tra attori professionisti, allievi della scuola Dimitri, attori dilettanti e coristi della regione, oltre alla fanfara militare e a dipendenti delle ferrovie. Lo spettacolo presenta i miti del Gottardo e i contrasti derivanti dall’intrusione del mondo moderno in quello alpino, rendendo anche un doveroso omaggio alle vittime dello scavo della galleria, prima di terminare con un tributo a Santa Barbara, patrona dei minatori.

In memoria delle vittime della galleria

Terminato lo spettacolo, tutti escono per salutare il treno inaugurale in partenza verso sud. È un momento banale, di un treno in transito come ne abbiamo visti tanti. Segue poi però un altro, che carica tutti gli ospiti, per portarli nella galleria di base, illuminata per l’occasione. In Ticino veniamo accolti dalla fanfara militare, dai discorsi dei politici e, naturalmente, dal pranzo. Nel suo intervento, la cancelliera tedesca Angela Merkel ricorda le vittime dello scavo della galleria, riscuotendo un sentito applauso. È pure presente il capo del governo del Liechtenstein, nonché il presidente francese, che rende omaggio all’opera: «La Svizzera può andarne fiera. La Francia ha sempre ammirato le grandi opere e per questa si inchina davanti alla Svizzera». Aggiunge anche che il nostro paese fa parte dell’Europa e parla dello spirito della galleria di base del Gottardo, che risulterà di grande importanza per tutte le nazioni del continente. È poi la volta di tutti i responsabili di questo cantiere di salire sul palco: dai vertici di Alptransit e delle FFS, all’Ufficio federale dei trasporti, dal Consiglio federale ai governi cantonali e via discorrendo... per giungere al taglio del nastro da parte del presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann, inscenato, tra gli applausi di rito, sul palco, per semplificare la coreografia. La ciliegina sulla torta l’hanno poi messa con le loro evoluzioni i Tiger e i PC7 della Patrouille Suisse.

Lo spettacolo ha inneggiato anche agli operai dei cantieri...

Una galleria da utilizzare

Nelle sue «conversazioni con Goethe», Johann Peter Eckermann riporta come Goethe, il 21 febbraio del 1827, quando aveva ormai 78 anni, avesse espresso il desiderio di assistere alla realizzazione di opere come i canali di Panama, di Suez e tra il Danubio ed il Reno.

Per vederle, secondo lui «sarebbe valsa la pena di resistere anche 50 anni».

A noi è per contro toccato il privilegio di assistere alla realizzazione di un’opera che ha richiesto sforzi paragonabili a quelli necessari per le opere citate dal poeta tedesco. Possiamo quindi chiederci se ne è veramente valsa la pena. Una galleria, a maggior ragione una delle dimensioni di quella di base del Gottardo, non può essere fine a sé stessa ma deve servire, come è stato sottolineato più volte nei discorsi inaugurali, ad avvicinare le genti, spianando loro il collegamento attraverso le Alpi.

Risparmi di tempo e di energia

Ai pendolari chiamati al frequente spostamento tra il Ticino e la Svizzera tedesca, la galleria di base offrirà in primo luogo un sensibile risparmio di tempo. Dai tre giorni che occorrevano ai tempi di Goethe per andare da Lucerna o Zurigo a Milano si è ormai scesi a poco più di tre ore. Il traffico merci, oltre al tempo, risparmierà anche molta energia, incrementando così la propria efficienza e riducendo nel contempo anche le conseguenze negative del traffico, quali inquinamento e rumore. A condizione però di riuscire a concretizzare finalmente il trasferimento dalla strada alla ferrovia. Questa è la sfida principale posta alla politica dei trasporti e per vincerla occorre una stretta collaborazione tra ferrovie, aziende di trasporto merci e politica.

... ricordando anche chi ha vi ha perso la vita.

La NTFA quale opportunità per la linea di montagna

Per la regione attraversata dalla vecchia linea di montagna, la galleria di base potrebbe costituire una grande opportunità, soprattutto in caso di concretizzazione del trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia. L’alleggerimento dal traffico pesante dell’autostrada gioverebbe infatti a tutte le regioni, in particolare alla valle della Reuss e alla Leventina che abbandonerebbero la riduttiva immagine di «rampe d’accesso al Gottardo» per recuperare il ruolo di regioni dai paesaggi incantevoli e dall’elevato potenziale turistico.

Ciò presuppone naturalmente la conservazione della linea ferroviaria di montagna, nonostante i costi senza dubbio elevati che comporta.

Questa è però una condizione indispensabile per lo sviluppo della regione e per favorirlo occorre un servizio svolto con treni accoglienti, accompagnati da personale competente in grado di assistere tutti i turisti che non si accontentano di attraversare il nostro paese nel minor tempo possibile a bordo di una moderna metropolitana sotterranea, ma che ne vogliono apprezzare il territorio.

Non poteva mancare il taglio del nastro da parte del Presidente.

Senza contare che le varie previsioni parlano di una crescita continua e marcata del traffico per i prossimi decenni. Assorbire queste crescita e trasferire il traffico stradale richiederà inevitabilmente di dar fondo a tutte le risorse di trasporto ferroviario, linea di montagna compresa.

Sono tutti fattori dei quali si dovrà tener conto nel prossimo futuro.

Peter Anliker/gi

Una festa popolare... e il popolo ha festeggiato

Viva la ferrovia e viva la galleria di base

Siamo senz’altro di parte e lo riconosciamo volentieri. Mescolandoci al folto pubblico ai due portali della galleria di base del Gottardo, abbiamo però percepito un certo orgoglio per quest’opera dai molti superlativi.

Come abbiamo percepito l’attaccamento dei visitatori alla ferrovia, espresso in mille aneddoti che rimbalzavano tra uno stand e l’altro.

La festa è stata organizzata in quattro sedi diverse: oltre ai due portali della galleria di base di Pollegio e Rynächt, vi erano Biasca ed Erstfeld ad attendere i visitatori con un programma ricco di spunti, al quale la popolazione ha risposto in massa.

80000 persone si sono recate alle pendici del Gottardo per rendersi conto di come queste si siano avvicinate e, diciamolo subito, sono state accolte da un’organizzazione all’altezza dell’avvenimento e dell’importanza dell’opera. Merito certo degli ampi spazi a disposizione, di un budget adeguato, ma ancor di più del personale, che ha saputo contagiare tutti con il proprio entusiasmo.

Gli addetti ai lavori erano ovunque, pronti ad aiutare e a rispondere alle mille esigenze che inevitabilmente sorgono in queste occasioni e gli spostamenti da una postazione all’altra, grazie alle numerose autopostali impiegate e al potenziamento dei treni, non ha i mai generato attese tali da rovinare l’umore.

Mobilità e molto altro

Molti degli stand erano dedicati ai vari aspetti della mobilità presente e futura, trattati da enti competenti come i due politecnici di Zurigo e Losanna e l’università di San Gallo. A Biasca, Autopostale offriva un giro del piazzale a bordo di un veicolo elettrico privo di conducente, quale soluzione di trasporto all’interno di aree aziendali, oppure di zone pedonali cittadine ed era presente anche il centro di competenze delle Officine. Altri stand parlavano di spostamenti aerei, virtuali o reali.

Ma la regina di queste giornate era evidentemente la ferrovia e, trattandosi della linea del Gottardo, non potevano mancare i veicoli storici, da quelli a vapore a tutta la gamma di quelli elettrici che per decenni hanno trascinato innumerevoli vagoni merci sulle rampe elicoidali. Vi erano anche i primi elettrotreni, come il TEE Gottardo che, come molti ricordano, in epoche non sospette era già afflitto da mali simili a quelli che avrebbero tormentato i suoi oscillanti successori.

Né potevano mancare gli stand di ristoro dalle proposte classiche, come salsicce grigliate e birra, ma anche con alternative più ricercate, e le postazioni degli sponsor più diversi, con i loro gadget in offerta.

Al centro dell’attenzione

Tutti però sono venuti per lei: la galleria di base. Lo dimostra l’autentico assalto al suo stand di souvenir, che in un baleno ha esaurito le scorte di pin e di coltellini dedicati. Numerosi stand hanno poi ripercorso i diciassette anni di scavo e di realizzazione, fungendo da aperitivo alla traversata. Per provare qualche emozione, bisogna però ripensare a quanto presentato dalle esposizioni: due chilometri di copertura rocciosa sopra la testa, 40 gradi centigradi, dolomia saccaroide da consolidare, massicci durissimi da sbriciolare e quant’altro sono difficoltà che svaniscono nel treno che silenziosamente ci porta sul fondovalle della Reuss. Non tutti si perdono però in queste riflessioni, ma si limitano ad estrarre l’immancabile smartphone, confortati anche dalla costanza della copertura di rete, ma ammaccando inevitabilmente l’ambiente solenne di questa prima: non fosse per il comfort di questo moderno IC a due piani e per l’assenza di odori strani, si potrebbe pensare di esser in una qualsiasi metropolitana.

Tutta un’altra cosa

Aspetti messi ancora più in risalto dal rientro che, per coronare questa giornata, facciamo a bordo della carrozza panoramica di un interregio. A costo di risultare banali: rivedere i panorami della vecchia linea è un’altra cosa, anche se questo piacere dura tre volte tanto. Ai 27 minuti impiegati dall’IC per attraversare in tutta scioltezza la galleria di base, si contrappongono i 70 impiegati sulla tortuosa linea di montagna. Per chi a Zurigo o a Lucerna ci va per lavoro, con gli occhi sullo schermo del PC o il naso tra le pagine dei giornali o dei documenti da rileggere, si tratta di differenze importanti.

Sarebbe però bello poter continuare a disporre di entrambe le possibilità. Anche questa è una riflessione suggerita dalla giornata trascorsa attorno e sotto il San Gottardo.

Pietro Gianolli