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Formazione presso le FFS

Riorganizzazione amara

Nuova organizzazione della formazione FFS al primo settembre. Intanto 32 persone hanno perso il posto di lavoro in aprile, 16 lo hanno perso ora e 28 sono confrontati con una riduzione del livello di esigenza. Al SEV sono piovute le proteste.

È dal mese di aprile del 2014 che la formazione – che era stata assicurata da login – è stata integrata nella Divisione Risorse umane delle FFS, collaboratori e collaboratrici compresi. A causa di una mancata sinergia e di numerosi doppioni, il servizio non ha funzionato in modo ottimale. Situazione peraltro comunicata al SEV, che in un primo tempo non si era opposto alla nuova riorganizzazione. Il SEV ha invece criticato l’ampiezza e le modalità con cui sono stati soppressi degli impieghi. Sui 412 posti a tempo pieno, la formazione ne cancella 52, di cui 23 legati alla normale fluttuazione del personale nel 2017, altri alla fine dei contratti a tempo determinato e alla riduzione del tasso di attività di formatrici e formatori svolti a margine delle rispettive professioni. I restanti 29 impieghi saranno soppressi entro il primo settembre 2016. In assenza di un’occupazione alternativa, queste persone dovranno fare capo al Centro del mercato del lavoro previsto dal CCL. Complessivamente sono 114 persone ad essere colpite dalla soppressione di impieghi, ma 81 sono state scelte per nuovi posti. Tuttavia per 28 di loro il boccone è stato amaro: hanno dovuto accettare un livello di esigenza più basso legato apparentemente a funzioni diverse; se non avessero accettato questa offerta, avrebbero potuto rischiare di rimanere senza posto di lavoro. Questa situazione è tutto fuorché motivante, in modo particolare per le 13 persone la cui garanzia salariale scade tra due anni. Per 35 persone titolari di un nuovo posto, il livello di esigenza è cresciuto, mentre per le rimanenti è restato invariato. A conti fatti il numero di persone senza posto di lavoro a fine agosto si è fissato a 16. Val la pena ricodare che le 114 persone interessate dalla soppressione di impieghi sono state informate dai diretti superiori, che hanno pure comunicato loro se e in che modo si sarebbero ancora occupate di formazione. La precedenza dei colloqui è stata data a chi restava senza lavoro, in modo tale da permettere loro di mettersi alla ricerca di una nuova occupazione. Quanto agli altri hanno dovuto attendere più di una settimana, senza neppure ricevere rassicurazioni concrete.

Il gruppo chiamato ad esprimersi sulla sorte di collaboratrici/collaboratori aveva le idee in chiaro già nel mese di dicembre. Mesi dopo, solo una persona su cinque faceva parte del gruppo di direzione. «Stranamente in questa riorganizzazione hanno perso il loro posto proprio i colleghi critici e impegnati sul piano sindacale. Le persone vicine ai capi – sottolinea Peter Käppeler, presidente centrale AS – sembrano aver goduto di una maggiore benevolenza». L’affermazione di Käppeler è stata confermata per esempio da Claudio (*), direttamente coinvolto: «I criteri richiesti non erano trasparenti. Quel che è certo che né le prestazioni, né l’esperienza sono stati tenuti in considerazione». Claudio è stato liquidato, dopo ben 20 anni di servizio, perché non era funzionale alla nuova organizzazione. Anche a Silvana (*) non è andata meglio. Ha perso il lavoro dopo 10 anni passati alle FFS: «Mi hanno detto di avere bisogno di persone leali. Eppure lo sono sempre stata, anche quando mi permettevo di formulare delle critiche costruttive». Silvana può capire l’esigenza di dare una chance a persone con meno esperienza, «ma alcune persone erano visibilmente raccomandate». Non capisce, però, come mai nella riorganizzazione in corso, alcune persone sono state assunte senza un minimo di esperienza in campo ferroviario e nessuna competenza particolare. Altro caso, altra storia. Petra (*), responsabile della gestione del portafoglio, lavora alle FFS da sei anni. Ha l’impressione che la sua mancata conferma sia legata all’aver formulato alcune domande critiche. Oltre tutto è molto attiva al SEV. Pure a lei è stato detto che aveva tutte le carte in regola per trovare un impiego sul mercato del lavoro. E poi era troppo qualificata per il lavoro richiesto. Nel suo caso, come in quello di Claudio, le indennità di partenza hanno mostrato una certa opacità. Ecco perché Käppeler esige che indennità di partenza e compensazioni vengano definite in modo più preciso, in conformità alle regole della Cassa pensione e agli accordi presi con le FFS. Il SEV, che accompagna la riorganizzazione, invita tutti coloro che hanno bisogno di supporto a farsi avanti.

Markus Fischer/frg

* nome fittizio