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Al via la campagna di prevenzione nazionale contro i suicidi «Parla dei pensieri suicidi – parlarne può salvare»

Il SEV e le FFS insieme contro i suicidi

Mentre a livello svizzero si registra un calo del numero complessivo di suicidi, aumenta quello delle persone che si tolgono la vita gettandosi sotto un treno. Ora le FFS lanciano una campagna alla quale partecipa anche il SEV.

Il messaggio della campagna: un vuoto che non dovrebbe esserci.

L’argomento dei suicidi sulla rete ferroviaria è stato per anni un tabù; troppo grande infatti la preoccupazione sul cosiddetto «effetto Werther», così chiamato dopo la prima conosciuta ondata di suicidi seguita alla pubblicazione del romanzo di J. W. Goethe.

«Effetto Papageno anziché effetto Werther»

Nel frattempo tuttavia l’opinione degli esperti è cambiata, come ha affermato davanti ai media il dottor Matthias Jäger della clinica psichiatrica universitaria di Zurigo. Oggi si parla anche dell’effetto contrario, pure ispirato a un’opera letteraria, ossia l’«effetto Papageno», il personaggio che nel «Flauto magico» di Mozart si lascia convincere dai buoni consigli a non togliersi la vita.

Ed è proprio su questo effetto che punta la campagna che le FFS e il Cantone di Zurigo hanno lanciato con altri partner: chi ha pensieri suicidi ne deve parlare, ricorrendo al sostegno di persone che sanno ascoltare e fornire il necessario aiuto. Ma anche chi nota qualcuno che nel proprio ambito mostra un atteggiamento tale da far presumere l’intenzione di togliersi la vita deve affrontare l’argomento. «Parlarne può salvare la vita» è infatti il titolo della campagna, cui partecipa anche il SEV.

Parlare, non stare a guardare

La responsabile della comunicazione FFS Kathrin Amacker ha spiegato come da tempo l’azienda sia confrontata a una tendenza in leggero ma costante aumento. Nel 2015 sulla rete FFS si sono contati circa 120 casi, ossia uno ogni tre giorni. Dal 2012 le FFS sono attive nella prevenzione e, fra l’altro, hanno cominciato a sensibilizzare anche ampie cerchie del loro personale. Chi nota un comportamento strano su un marciapiede o in vicinanza dei binari deve parlarne con la persona e reagire adeguatamente.

Sono inoltre previste misure di tipo tecnico, ad esempio reti di protezione nei punti dove più numerosi sono i casi di suicidio, ad esempio in prossimità degli ospedali psichiatrici.

Kathrin Amacker ha poi annunciato che le FFS valutano di installare sulle locomotive speciali videocamere in grado di riconoscere in anticipo movimenti nella zona dei binari. Allo scopo di ridurre l’effetto di emulazione, le FFS non parleranno più di «infortunio a persone» quale causa di perturbazioni. La campagna si terrà in prevalenza online e sui media: dallo scorso fine settimana, sui portali d’informazione più frequentati quali 20 minuti o NZZ sono attivi banner che rimandano al sito web www.parlare-puo-salvare.ch. Il sito presenta fra l’altro i due ambiti: «Sono in crisi» e «Qualcuno mi preoccupa» e riporta ben evidenziati i numeri di telefono per le emergenze, 143 per gli adulti e 147 per i giovani.

L’Ufficio federale della sanità pubblica sostiene e segue la campagna, che sarà proseguita fino al 2018. Essa si rivolge in tutta evidenza al folto numero di coloro che stanno attraversando una situazione difficile e che nutrono pensieri suicidi. Appare nondimeno evidente come vi siano persone che decidono, in modo del tutto consapevole, di porre fine alla loro vita, ha affermato il Consigliere di Stato zurighese Thomas Heinige.

Le specifiche esigenze del SEV

Nel nostro sindacato la collaborazione alla campagna non ha trovato ostacoli. In seno al Comitato si sono espressi sull’argomento i presidenti centrali di varie sottofederazioni. Fra questi, ovviamente, Hans-Ruedi Schürch, del personale di locomotiva, coinvolto direttamente in simili episodi. Nessun altro genere di suicidio provoca un peso tanto grave per questi colleghi – che si ritrovano senza colpa nei panni di «colpevoli». Nonostante la buona assistenza psicologica assicurata al personale di locomotiva, ogni caso evitato significa anche sofferenze evitate.

Altre categorie professionali hanno nondimeno espresso le loro esigenze: il personale del treno, che pure si vede spesso coinvolto direttamente sul posto, esige parità di trattamento con i colleghi macchinisti nella gestione delle conseguenze psichiche. Fra i collaboratori direttamente toccati da questi atti inconsulti vi sono però anche i membri delle sottofederazioni Lavori e TS: gli uni perché chiamati a sgomberare il luogo dell’infortunio, gli altri che devono occuparsi della pulizia dei veicoli. Il SEV considera quindi importante che la campagna abbia un effetto anche verso l’interno, perché ogni vita persa sotto un treno provoca vittime anche nell’azienda.

Peter Moor

Il SEV è attivamente coinvolto nella campagna nazionale contro il suicidio. La ragione è semplice: nei trasporti pubblici, quasi tutti i gruppi professionali soffrono quando persone disperate mettono fine alla propria esistenza sotto un treno (sotto un tram o sotto un autobus). Sappiamo che i/le macchinisti/e devono fare i conti con queste tragedie almeno una volta nella loro carriera. La formazione che ricevono li prepara. Ma è davvero possibile essere veramente preparati?

A differenza del personale di locomotiva, riuscito nell’intento di attirare l’attenzione sulla propria sofferenza nei casi di suicidio, non si parla quasi mai degli altri, che pur sono confrontati con le conseguenze di questi gesti su binari: il personale treno è il primo sul posto. Ci sono a seguire molti altri colleghi, a cui si fa capo, e in ultima analisi c’è il personale addetto alla manutenzione. Tutti sono toccati da questi eventi estremi. Si vivono esperienze terribili: lo raccontano i diretti interessati che, per esempio, devono pulire i veicoli che hanno schiacciato un essere umano.

La sofferenza, naturalmente, colpisce più fortemente i parenti della persona che si è tolta la vita. Ma riguarda anche tutti i soggetti coinvolti, senza sapere nulla della persona deceduta. Si tratta di esperienze traumatiche per tutti coloro che le vivono. Esperienze che impediscono il sonno e possono causare malattie.

È per queste ragioni che il SEV ha deciso di partecipare a questa campagna promossa dalle FFS. Campagna che, oltre ad evitare lutti e dolori, contempla anche un interesse operativo (legittimo) nel voler scongiurare il più possibile i suicidi sui binari.

Per noi è più semplice: ne va esclusivamente della vita degli esseri umani. Se con questa campagna possono essere evitati i suicidi, è un bene per tutti. Circa l’80 % delle persone che sono state fermate prima di porre fine alla loro vita, non hanno mai più ritentato. E ora continuano a vivere, come noi.

Parlare può salvare. E c’è anche una richiesta: non darsi alla fuga quando vediamo che qualcuno sta male. Ognuno di noi deve prendersi cura delle persone che ci circondano.

Le persone disperate o in depressione, pensano di fare un piacere ai loro cari mettendo fine ai propri giorni. Parlare può salvare. Diciamolo preferibilmente una volta di troppo che mai abbastanza: «Senza di te, la nostra vita non ha senso»!

Peter Moor