| Attualità / giornale SEV

Analisi della ripartizione degli stipendi, dei redditi e dei patrimoni in Svizzera

«Le risorse potrebbero bastare per tutti»

In Svizzera, le disuguaglianze stanno crescendo. I salari più elevati sono in continua crescita ed i ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i sussidi ai premi di cassa malati e gli importi per la realizzazione di alloggi a pigione moderata restano, nel migliore dei casi, immutati. Sono alcune delle allarmanti conclusioni di uno studio realizzato dall’Unione sindacale svizzera.

Gli sgravi fiscali vanno soprattutto a vantaggio dei ricchi. Gli altri devono piuttosto subirne le conseguenze.

Al giorno d’oggi, la ricchezza prodotta sarebbe senz’altro sufficiente per tutti, se solo venisse meglio ripartita. L’USS ha analizzato in dettaglio i rapporti attualmente vigenti nella nostra società, constatando come gli stessi abbiano conosciuto negli ultimi 20 anni un’evoluzione ulteriormente sfavorevole. Già in precedenza, del resto, la Svizzera si era sempre illustrata per l’ampiezza del divario tra ricchi e poveri.

Differenze sempre maggiori

Questa tendenza ha diverse cause: la prima riguarda la differenza sempre crescente nei salari. Infatti, se si può constatare una crescita generalizzata delle retribuzioni, bisogna anche constatare come per i salari più elevati questa crescita sia stata nettamente più marcata. Negli ultimi anni, i salari delle persone meglio retribuite che corrispondono all’un percento, sono aumentati in termini reali di circa il 40 percento, mentre i salari più bassi sono aumentati dell’8 e quelli medi del 12 percento. Questa evoluzione è a sua volta dovuta all’individualizzazione sempre più spinta delle politiche salariali, che ha portato a riconoscere solo modesti aumenti ai salari inferiori, mentre le fasce più elevate ricevono cospicui bonus. Dal 1996 al 2012, la quota dei bonus rispetto alla massa salariale globale è passata dall’1,5 al 6 % e quella di chi guadagna oltre un milione l’anno è quintuplicata.

Grazie anche alle campagne sindacali, i salari minimi hanno conosciuto un’evoluzione positiva, come pure il numero di dipendenti che sottostanno ad un contratto collettivo. In genere, però, i quadri aziendali non sottostanno ai CCL, ma vengono impiegati con contratti secondo CO.

Infine, va rilevato come, nonostante la Costituzione federale preveda la parità salariale tra donne e uomini, i salari femminili registrano tutt’ora un ritardo del 18,9 %.

Disparità anche tra le rendite

La situazione non è migliore nemmeno presso i pensionati. Se l’AVS porta un certo livellamento, rimangono differenze molto importanti nelle prestazioni del secondo e del terzo pilastro, alle quali si aggiunge il fatto che molto spesso i più ricchi possono beneficiare anche nella terza età di ulteriori entrate (per esempio sotto forma di dividendi ecc.) e che rimangono professionalmente attivi, ricoprendo mandati in consigli d’amministrazione o altro.

Tutto ciò fa sì che la ripartizione dei redditi complessivi di stipendi, introiti da capitale, rendite, eccetera, sia molto meno uniforme di 20 anni fa. Il reddito medio imponibile del 90 percento della popolazione è rimasto stabile, mentre è aumentato solo quello del rimanente 10 %.

Situazione peggiorata dalle imposte

Una certa compensazione potrebbe venire dal regime fiscale, che però agisce piuttosto in senso contrario, con abbassamenti delle imposte sul reddito che vanno soprattutto a beneficio dei redditi più elevati. Dopo aver ottenuto questi sgravi fiscali, i partiti borghesi e di destra pretendono continui risparmi da parte dell’ente pubblico. Vengono così tagliati i sussidi ai crescenti premi di cassa malati, ciò che va a colpire ancora una volta le fasce più deboli della popolazione.

Va quindi chiaramente rilevato come la politica di sgravi fiscali abbia portato ad un aumento delle imposte e delle tasse a carico delle fasce meno abbienti della popolazione.

Oltre all’aumento dei premi di cassa malati, abbiamo assistito anche ad un aumento degli affitti, cresciuti in media di un sesto dal 2002 al 2012. Un aumento che grava evidentemente di nuovo sulle economie domestiche a basso reddito, in un’epoca caratterizzata dal ribasso dei tassi ipotecari. Chi ha quindi potuto permettersi l’acquisto della propria abitazione, si è visto ridurre i costi, mentre gli altri devono far fronte ad ulteriori aumenti.

Differenze estreme tra i redditi

La situazione della ripartizione dei redditi può essere definita, senza temere di esagerare, estrema. L’un percento più ricco di tutti i contribuenti detiene il 40 percento del reddito imponibile netto complessivo, pari a 590 miliardi di franchi (cifre del 2011, ultime disponibili). Il 90 percento agli antipodi della scala si deve per contro accontentare di 384 miliardi complessivi, a dimostrazione dell’estrema disuguaglianza della ripartizione dei redditi nel nostro paese, che registra uno dei coefficienti di Gini (vedi anche articolo alle pagine 9 e 10) più elevati al mondo.

Disparità salariali

I risultati dello studio dell’Unione sindacale sin qui riassunti meritano un ulteriore approfondimento. Dal 1996, i salari dell’un percento meglio retribuiti sono aumentati in termini reali di circa il 40 percento, ossia di 6500 franchi mensili. Il 10 percento superiore ha ricevuto un aumento del 25 percento, pari a 2300 franchi, quello medio del 12 percento, pari a 650 franchi e il 10 percento inferiore dell’8 percento, pari a 290 franchi. Vien quindi proprio da dire che piove sempre sul bagnato. Oggi vi sono più di 2300 persone che ricevono oltre un milione all’anno (fino a che punto questi soldi siano guadagnati è un altro discorso), ossia oltre 13 volte in più rispetto agli anni ottanta. Oltre 12 000 persone ricevono più di mezzo milione (nessuno presso l’ente pubblico).

Differenze contenute nei CCL

I sindacati si oppongono a queste situazioni estreme. «Un elevato grado di organizzazione in un determinato settore permette di innalzare i salari inferiori e medi e di comprimere leggermente quelli più elevati» precisa il rapporto. Siccome però i quadri più elevati sono spesso assunti con contratti basati sul codice delle obbligazioni e non assoggettati ai CCL , i sindacati si vedono privati delle possibilità di influire sugli stipendi e si devono accontentare della possibilità di denunciare questi eccessi.

Salari femminili in ritardo

Nonostante la Costituzione federale indichi chiaramente che gli stipendi di donne e uomini per lo stesso lavoro debbano essere uguali, i salari delle donne nel 2012 manifestavano ancora un ritardo del 18,9 % rispetto a quelli degli uomini. Solo il 38 % di queste differenze è giustificabile con criteri oggettivi, come qualifiche, posizione professionale ecc. Queste differenze fanno sì che le donne guadagnino complessivamente 7,7 miliardi in meno.

Correttivi necessari

Questi risultati hanno indotto Daniel Lampart, economista capo dell’USS, a rivendicare aumenti sostanziali per i redditi medi ed inferiori, aumenti generalizzati anziché riconoscimento di bonus, l’estensione dei CCL che prevedano buoni salari minimi, la lotta alla discriminazione salariale delle donne e agli eccessi salariali nelle aziende pubbliche.

La situazione dei pensionati

Lo studio analizza anche la particolare situazione delle coppie oltre i 65 anni, beneficiari di rendite: gli importi dell’AVS sono abbastanza uniformi, a causa del plafonamento delle rendite e della possibilità per i meno abbienti di far capo alle prestazioni complementari. Le prestazioni delle altre istituzioni sono per contro molto diverse tra loro. Quelle delle casse pensioni dipendono infatti dai redditi conseguiti durante la vita lavorativa e solo chi era meglio retribuito ha potuto permettersi un terzo pilastro. Le fasce dai redditi inferiori devono così spesso far capo ai loro risparmi per sbarcare il lunario, mentre chi ha rendite più elevate può continuare ad accumulare risparmi.

Mentre i pensionati a reddito più basso devono far capo ai loro risparmi (parte blu a sinistra), chi ha redditi elevati può continuare a risparmiare (parte verde a destra).

L’importanza dei redditi da capitale

Le nostre entrate non sono composte solo da salari e rendite, ma vengono a volte completate da interessi sui capitali a risparmio, dividendi o pigioni di immobili affittati a terze persone. Siccome i ricchi, in genere, oltre a guadagnare di più, dispongono anche di patrimoni superiori, possono far conto su redditi da capitale superiori. Queste differenze risultano ancora più marcate con l’avanzare dell’età, in quanto con gli anni aumenta in genere anche il patrimonio accumulato. Gli «anziani benestanti», di cui spesso si sente parlare, se la passano in realtà molto bene, a condizione che siano veramente benestanti. Vi sono però anche persone anziane che hanno veramente grosse difficoltà a far quadrare i conti.

Gli effetti di queste situazioni sono stati amplificati anche dal calo degli interessi sui tradizionali libretti di risparmio, mentre la ripartizione degli utili delle aziende è aumentata, a vantaggio dei ricchi che hanno potuto investire. I milionari hanno investito il 45 % del loro capitale in azioni, diversificando opportunamente questi investimenti in modo da minimizzarne i rischi.

Meno imposte, più tasse mirate

Come illustrato, i redditi dei più ricchi negli ultimi anni sono aumentati in modo molto più marcato rispetto agli altri. Ma qual è la situazione sul fronte delle spese? In fondo, tutti noi dobbiamo vivere con la differenza tra entrate e spese obbligatorie, tra le quali rientrano imposte, premi di cassa malati e abitazione.
Le possibilità di intervenire sul livello di queste spese è molto limitata, soprattutto a breve termine. I premi per le assicurazioni sociali come AVS, AI, IPG, AD, INP e cassa pensioni sono in percentuale dello stipendio, mentre le imposte sul reddito sono progressive. Chi guadagna di più, deve di conseguenza versare importi percentualmente superiori. I premi di cassa malati sono invece per persona, sui quali si può eventualmente beneficiare di sussidi. Le indennità famigliari e gli assegni per i figli servono a coprire parte delle relative spese. Le economie domestiche sono poi confrontate con tasse e imposte, come l’imposta sul valore aggiunto, la tassa sugli oli minerali, quelle su tabacco e prodotti alcolici, il cui ammontare dipende dai volumi consumati. Per le persone sole, gli effetti di queste imposte progressive e degressive si compensano, mentre la situazione migliora leggermente per le coppie. Esaminando l’evoluzione dal 2002 al 2012 del carico da esse rappresentato non si può non constatare un fatto molto critico: in particolare l’aumento dei premi di cassa malati e la riduzione delle imposte hanno portato ad un aumento del carico complessivo per il 10 percento inferiore delle persone sole di 130 franchi mensili e di 140 franchi per le persone dai salari medi. Il 10 percento con i redditi più elevati ha un aumento del carico mensile di 80 franchi, mentre l’un percento con i redditi più alti viene sgravato di circa 50 franchi mensili! Per le coppie con due figli, gli effetti sono ancora peggiori: il 10 % dal reddito più basso paga 170 franchi in più, quello con il reddito più elevato 150 franchi in meno. Sono gli effetti della politica borghese perseguita negli ultimi anni.

Se teniamo poi conto dell’evoluzione degli affitti, possiamo constatare che l’aumento degli oneri per i redditi più bassi è superiore a quello degli stipendi. Queste persone hanno quindi a disposizione ancora meno soldi di prima.

Imposte basse ed eredità elevate

Le stesse considerazioni possono essere fatte per quanto riguarda la sostanza, la cui ripartizione è, come già scritto, estremamente differenziata.

L’imposta sulla sostanza è stata ridotta per i più ricchi e sono state abbassate anche le tasse di successione (vedi grafico).

Gli sgravi fiscali vanno soprattutto a vantaggio dei ricchi. Gli altri devono piuttosto subirne le conseguenze.

Il rapporto sulla ripartizione della ricchezza dell’USS dovrebbe veramente indurre alla riflessione politici ed elettori!

pan.