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Il Consiglio federale chiama alla cassa cantoni e imprese di trasporto

I costi del traffico regionale

Il traffico regionale viaggiatori (TRV) è molto utilizzato dagli utenti: dal 2007 la domanda è aumentata del 4–5 per cento all’anno, il che implica l’acquisto di sempre più treni e autobus. Pertanto è atteso complessivamente, per gli anni 2018– 2021, un fabbisogno finanziario supplementare di circa 880 milioni franchi. Il Consiglio federale ha deciso che questi costi saranno coperti mediante aumenti dell’efficienza da parte delle imprese ferroviarie e di autobus, dai viaggiatori e da Confederazione e Cantoni.

Alle Warnsignale an: Der Regionalverkehr kommt unter Druck

Il Consiglio federale ha deciso in linea di principio che i costi supplementari attesi, complessivamente di circa 880 milioni franchi, saranno coperti solidalmente dai poteri pubblici (Confederazione e Cantoni), dalle imprese di trasporto e dai viaggiatori. La quota delle imprese di trasporto dovrà essere coperta mediante aumenti dell’efficienza nell’organizzazione e nell’esercizio, quella dei clienti con adeguamenti dei prezzi dei biglietti; l’entità dell’aumento sarà di competenza delle imprese di trasporto. Attualmente gli utenti del TRV pagano in media circa il 50 per cento dei costi, mentre dell’altra metà si fanno carico, ripartendola al 50 per cento, la Confederazione e i Cantoni. A causa della situazione finanziaria della Confederazione, il Consiglio federale ritiene che sarà possibile aumentare i sussidi solo a complemento delle misure adottate dalle imprese di trasporto; a questa condizione è disposto a procedere a un moderato aumento dei fondi finora previsti.

Il credito d’impegno della Confederazione per il TRV comprenderà in totale 3,97 miliardi di franchi per gli anni 2018– 2021, ossia circa un miliardo di franchi all’anno. La Confederazione parteciperà quindi con circa 160 milioni di franchi alla copertura dei costi supplementari del TRV negli anni 2018– 2021. In base a questa decisione sarà elaborato un messaggio sul credito per il TRV per gli anni 2018–2021 che sarà sottoposto al Parlamento ancora nel 2016, dopo la procedura di consultazione. A medio termine il TRV dovrà essere gestito e finanziato secondo nuove modalità; anche a questo riguardo il Consiglio federale si esprimerà nel corso del 2016.

Commento

«Dovremo ricordare lo spirito di Ginevra.»

Recentemente, il servizio stampa dell’Ufficio federale dei trasporti ci ha fornito un ulteriore esempio di come si possano usare belle parole per celare cattive notizie, emettendo un comunicato intitolato: «Il Consiglio federale intende ripartire su più parti i costi supplementari del traffico regionale» a fianco). Un titolo che richiama la bella immagine di uno Stato che agisce come una famiglia, assumendosi di concerto i costi di un servizio rivolto a tutti. Più da vicino, l’immagine è molto meno idilliaca.

Papà e mamma Consiglio federale hanno infatti definito il loro cotributo agli 880 milioni di franchi mancanti in soli 160 milioni, ossia a meno del 20 percento. Gli altri quattro quinti devono essere coperti da aumenti dell’efficienza delle imprese di trasporto, nonché dai cantoni e dai passeggeri. La definizione del contributo di questi ultimi viene gentilmente demandata alle aziende, che però si guarderanno bene dal rincarare ulteriormente le tariffe, già sensibilmente ritoccate negli ultimi tempi. Le recenti trattative salariali ci hanno inoltre dato la misura dello stato delle finanze dei vari cantoni: chi si aspetta un contributo superiore al 20 percento, sogna ad occhi aperti. Per rimettere in discussione la politica di sgravi fiscali perseguita negli ultimi anni occorrerebbe un coraggio che gli attuali politici non dimostrano. Dovremo quindi essere contenti se dai cantoni giungeranno altri 160 milioni, che però lasciano uno scoperto di circa mezzo miliardo.

Mezzo miliardo che deve essere assorbito da aumenti di efficienza. Un ritornello che viene continuamente ripetuto, come se le imprese non avessero mai fatto niente in merito, fermandosi all’epoca del vapore. L’unico vapore, qui, è quello generato dall’aria calda emessa da questi sostenitori di una maggiore efficienza. Nessuno di loro sa infatti indicare concretamente come questi aumenti possano essere raggiunti. Che non possa avvenire attraverso aumenti di velocità, dovrebbe ormai saperlo persino il Consiglio federale. Non è per contro chiaro se sa come si possa diventare più efficienti. In ogni modo, non lo ha detto. Noi invece sappiamo cosa tenteranno di fare: nelle aziende in cui prestazioni e indennità sono definite in anticipo, si finisce per vedere solo la possibilità di attaccarsi alle condizioni di impiego del personale.

L’anno scorso, a Ginevra, vi è stato un primo assaggio di queste situazioni e della nostra capacità di reazione, che dovremo se del caso ricordare ai nostri politici timorosi e al Consiglio federale.

Barbara Spalinger, vicepresidente SEV