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I controlli a scandaglio dell’UFT danno un’ulteriore conferma

Il trasporto merci ha bisogno di un’attenta sorveglianza

Il sindacato del personale dei trasporti SEV ha preso atto con soddisfazione dell’intensificazione dei controlli ai treni da parte dell’Ufficio federale dei trasporti in collaborazione con gli enti esteri, ma ritiene che ciò non basti.

Settimana scorsa, l’Ufficio federale dei trasporti (UFT) ha proceduto per la prima volta a Chiasso a controlli in collaborazione con l’Agenzia nazionale italiana per la Sicurezza delle Ferrovie (ASNF) di treni sull’asse sud-nord, invitando alcuni media.

Gli articoli hanno riferito dell’aumento dei rischi di incidenti derivante, oltre che dall’aumento dei volumi trasportati, dalla pressione sui costi generata dalla concorrenza introdotta dalla liberalizzazione del trasporto, che può indurre a trascurare le attività di controllo. L’UFT tenta di rimediare a questa tendenza intensificando i propri controlli puntuali: dai 44 treni merci con 862 vagoni controllati nel 2006, è passato ai 347 treni con 5’688 vagoni dello scorso anno. Nel contempo, sta rafforzando la collaborazione con gli enti di controllo della nazioni confinanti.

L’autocontrollo delle aziende del settore non basta

Il SEV è tuttavia convinto che il numero di questi controlli da parte dell’autorità di sorveglianza sia tutt’ora insufficiente, se si pensa che  giornalmente sulla rete svizzera circolano poco meno di 2000 treni. Lo stesso UFT ammette inoltre di aver constatato negli ultimi anni una crescita del numero di irregolarità. Ciononostante, indica di non prevedere ulteriori aumenti dei controlli per evitare “una paralisi del traffico”.

In occasione del suo congresso del maggio 2013, il SEV aveva consegnato un incarto alla ministra dei trasporti Doris Leuthard, in cui chiedeva maggiori controlli ai treni per indurre tutte le parti coinvolte dal trasporto merci ad agire in modo maggiormente responsabile: i proprietari di vagoni, le officine di manutenzione, le ditte di logistica e di spedizione, i gestori di terminal e le imprese ferroviarie. Una necessità confermata dalle lacune constatate in occasione del controllo a Chiasso: ceppi dei freni e molle rotte, viti dei carrelli mancanti, teloni e cinghie strappate che hanno richiesto la fermata e la riparazione sul posto dei rispettivi vagoni. Se non vi fosse stato questo controllo casuale dell’UFT, nonostante le 22 lacune che si portava addosso, questo treno avrebbe potuto continuare indisturbato la sua corsa attraverso gli agglomerati e le numerose gallerie della linea del Gottardo, trattandosi di un treno „in fiducia“, che viene controllato solo alla stazione di partenza. Questo controllo non avviene nemmeno a cura di un’autorità statale.

Ricordarsi anche del personale

Il SEV constata inoltre la mancanza, nella comunicazione dell’UFT e negli articoli dei media, di una qualsiasi indicazione sull’intenzione di controllare anche le condizioni di lavoro del personale, il rispetto delle norme sulla durata del lavoro e del riposo, della formazione necessaria e la retribuzione. Anche queste sono questioni essenziali per la sicurezza del trasporto ferroviario.

Commenti

  • Manfred Peverelli

    Manfred Peverelli 16/08/2014 13:27:57

    Ich kann die Haltung des SEV im wesentlichen nachvollziehen. Allerdings erwarte ich, dass sich der SEV im Rahmen der Sicherheit im Gütertransport generell, der Einhaltung von Vorschriften und Verordnungen auch dafür einsetzt, dass die Kontrollen im Strassen-Güterverkehr nicht vernachlässigt werden. Auf der Schiene hinschauen, auf der Strasse wegschauen, das geht wohl nicht.