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Votazione federale del 30 novembre

Ecopop: un’iniziativa disumana e pericolosa

L’iniziativa Ecopop è solo un’illusione, porterà a discriminare lavoratrici e lavoratori stranieri e nuocerà a tutte le salariate e a tutti i salariati in Svizzera, incrementando la pressione sui salari e mettendo in pericolo posti di lavoro. Per questo, sindacati e associazioni del personale sono compatti nel raccomandare di respingerla, come del resto suggeriscono Consiglio federale, Parlamento e i maggiori partiti.

Le basi naturali della vita devono essere difese in modo diverso da quello proposto dall’iniziativa. Il riquadro qui sotto e l’intervista al presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS) sulla prossima pagina spiegano le ragioni per cui i sindacati, SEV compreso, sono contrari a questa iniziativa. Per una volta, i sindacati sono dello stesso parere del governo, della stragrande maggioranza dei partiti, come pure delle organizzazioni economiche. Nel suo messaggio del 23 ottobre 2013, il Consiglio federale aveva infatti proposto al Parlamento di sottoporre questa iniziativa senza controprogetto al popolo, raccomandandogli di respingerla. Una proposta accolta a grande maggioranza, con 44 voti a uno al Consiglio agli Stati e con 190 voti favorevoli,3 contrari e 5 astensioni, al Consiglio nazionale.

Iniziativa inadeguata

«Il Consiglio federale non nega che la crescita economica della Svizzera e l’immigra zione relativamente elevata degli ultimi anni abbiano condotto a una crescita demografica e incrementato le sfide negli ambiti dell’integrazione, del mercato degli alloggi, dell’infrastruttura, della pianificazione del territorio e della politica in materia d’istruzione. Riteniamo che le riforme già avviate e quelle previste rispondano meglio alle sfide che attendono la Svizzera nei prossimi anni» si può leggere nel messaggio del Consiglio federale. «Anche se l’accettazione dell’iniziativa popolare dovesse consentire di ridurre l’immigrazione regolare in Svizzera, non sarebbe lo strumento adeguato per raggiungere tale obiettivo. Inoltre, limitando fortemente l’immigrazione regolare, potrebbe avere quale conseguenza un aumento dell’immigrazione illegale».

Pericolosa per l’economia

Se accettata, l’iniziativa «nuocerebbe alla crescita economica della Svizzera, poiché ne diminuirebbe la competitività e l’attrattiva», conclude il messaggio. «Fissando un limite così rigido all’immigrazione in Svizzera, essa renderebbe difficile il reclutamento di personale specializzato proveniente dagli Stati membri dell’UE o dell’AELS. Contingenti importanti dovrebbero infatti essere riservati prioritariamente per le ammissioni legate agli impegni internazionali della Svizzera». Il comunicato stampa del governo precisa inoltre: «Il limite previsto per i permessi di soggiorno si applicherebbe anche al settore dell’asilo, all’accoglienza per motivi umanitari e al ricongiungimento familiare». In questi settori la Svizzera è tuttavia vincolata da obblighi costituzionali e impegni internazionali. I diversi rami dell’economia avrebbero inoltre difficoltà ad assumere i lavoratori stranieri di cui hanno bisogno.

Burocrazia complessa

«Inoltre, l’attuazione dell’iniziativa popolare richiederebbe un notevole onere amministrativo con un conseguente aggravio burocratico sia per i datori di lavoro che per le autorità federali e cantonali preposte alla migrazione», avverte il messaggio. «La definizione dei contingenti per le diverse categorie di permessi, nonché il rilascio di unità di contingenti nel quadro dell’ esame individuale delle domande di autorizzazione si rivelerebbe estremamente difficile».

Rapporti con l’UE messi a dura prova

«L’approvazione dell’iniziativa potrebbe portare alla denuncia dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC)», riporta ancora il comunicato stampa. «Secondo la clausola ghigliottina, sei mesi dopo la denuncia dell’ALC cessano di essere applicati anche gli altri accordi bilaterali I. Considerato che l’UE rappresenta il partner commerciale più importante della Svizzera, le conseguenze di una simile denuncia sarebbero molto dannose per la Svizzera e la sua economia».

Concentrazione sulla pianificazione familiare poco efficace

«La proposta di investire nella pianificazione familiare volontaria il 10 per cento dei mezzi previsti per la cooperazione internazionale allo sviluppo, costituirebbe un obbligo che limiterebbe oltremodo il margine di manovra necessario per tale cooperazione», continua il messaggio. «La Confederazione sarebbe tenuta a svolgere progetti nel settore della pianificazione familiare volontaria in Paesi o regioni in cui il contesto e le esigenze richiederebbero il sostegno prioritario di altri settori. Ciò diminuirebbe, da una parte, l’efficacia della cooperazione internazionale svizzera allo sviluppo e, dall’altra, intaccherebbe la reputazione e la credibilità del nostro Paese. Una maggiore concentrazione sulla pianificazione familiare volontaria sarebbe inoltre poco efficace. Per interrompere il circolo vizioso tra povertà ed elevata crescita demografica sono necessari approcci diversificati, ad esempio nel settore della formazione o della parità dei sessi». 

Fi