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Iniziative

Il Consiglio federale fa lo struzzo

Deludenti: i sette saggi respingono due iniziative di valore senza proporre un controprogetto. No a «1:12 – per salari equi». E no a Cleantech.

Il Consiglio federale ha approvato il messaggio nel quale respinge l’iniziativa popolare «1:12 – per salari equi», senza presentare un controprogetto. Il governo ritiene che la proposta non costituisca uno strumento efficace per lottare contro i salari molto elevati e le disparità retributive. L’iniziativa popolare è stata presentata il 21 marzo 2011 dalla Gioventù socialista svizzera (GSS), con 113’005 firme valide. Essa chiede che nessuno guadagni meno di un dodicesimo di quanto si ritrova in busta paga la persona meglio pagata nella stessa azienda. Per Gioventù socialista il messaggio è chiaro: «Il Consiglio federale si schiera con gli approfittatori!» Invece di cogliere l’occasione per correggere le drammatiche disparità salariali, «il Consiglio federale si genuflette di fronte alla nuova classe dirigente» trascurando la realtà quotidiana di lavoratori e lavoratici mal pagati, a cui devono andare sempre e soltanto solo le briciole. Non è così che si costruisce una società più equa.

Il Consiglio federale raccomanda pure di respingere l’iniziativa popolare «Nuovi posti di lavoro grazie alle energie rinnovabili (Iniziativa Cleantech), senza opporle un controprogetto diretto e indiretto. Promossa dal Partito socialista e corredata da 104’788 firme, l’iniziativa esige che la Svizzera si converta alle energie rinnovabili e si liberi così dal nucleare e dal petrolio. Quale prima tappa, stabilisce che entro il 2030 l’approvvigionamento energetico dovrà essere garantito dalle tecnologie verdi nella proporzione del 50%. Il PSS ha accolto questa decisione con grande stupore e delusione. Sì, perché dopo la scelta di uscire dal nucleare ci si sarebbe potuti aspettare un altro atteggiamento. Ovvero un governo aperto alle innovazioni e pronto a cogliere tutte le occasioni per un futuro più verde e per una vera svolta nella politica energetica. Non è così. Ma Giorgio Tuti, presidente del SEV e membro del comitato delle due iniziative, non è stupito. «Era prevedibile, ma la scelta del Governo è sbagliata.»

frg